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(Esistono) Le cose vere, le cose false

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Trascrizione dell’introduzione all’episodio numero 203 di Morning di Francesco Costa Negli ultimi giorni non vi ho piú informati (...), sul dibattito che con un po’ di generositá potremmo definire intellettuale, rispetto ai fatti che stiamo osservando. È colpa della Russia? È colpa dell’Ucraina? La Russia è stata provocata? l'eventuale provocazione giustifica quello che stiamo vedendo? Lo spiega oppure è un argomento della propaganda quotidiana per mascherare altre intenzioni? Non ve ne ho piú parlato non perché il tema non sia interessante, ma perché mi sembra che anche quanto di interessante può esserci in questo dibattito sia stato rapidamente fagocitato dai meccanismi mediatici (...) soprattutto televisivi e anche un po' dai meccanismi umani della vanità; per cui il livello della discussione complessivamente è sceso molto e siamo arrivati rapidamente al punto di vedere Povia che ci dice la sua su La7. (...) Anche da questo punto di vista guerra in Ucraina ha ri

If you pay peanuts, you get Monkeys. In ricordo di Sergio Marchionne.

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Leggere della morte di Sergio Marchionne mi ha addolorato e intristito profondamente. È stata una figura cosí gigantesca nel panorama industriale e politico italiano degli ultimi 20 anni, (un panorama peraltro cosí banale e mediocre), da non potere non suscitare un moto di sconcerto in chiunque abbia anche solo lontanamente sentito parlare di lui. Io peró sotto Marchionne c’ho lavorato per 7 anni e a causa di Marchionne sono andato via da Fiat, ed ho vissuto in prima persona e sulla mia pelle, quello che SM significava sul posto di lavoro. La sua figura è cosí sfaccettata che non basterebbero due volumi enciclopedici per tirare le somme di un giudizio pressoché definitivo. E tante cose sono difficili da far capire a chi non abbia lavorato in Fiat, sotto la sua direzione. Marchionne era ovunque. Partecipava alle conference call da ogni parte del pianeta ad ore improbabili, per decidere di grosse strategie industriali o che forma dovesse avere il fanale della Mito. Ogni cosa pass

Tornare

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Chissá... magari morire deve essere un po' cosí. Rivedi i posti in cui sei stato, ma in maniera leggermente diversa: liberi del vissuto e della quotidianitá che ricopriva (come una patina) quei luoghi, dei pensieri, le preoccupazioni e il movimento incessante del tuo dialogo interno e ne percepisci la vera essenza in maniera pura e non mediata. Sono tornato a Bologna dopo diversi anni. Probabilmente per la prima volta da solo. Ho passeggiato per le strade dentro le mura piene di luce e mattoni rosso scuro, tra i vicoli che nascondono angoli antichi, in un silenzio irreale, fuori e dentro di me. Di ogni passo percepivo il rumore e la misura, gli uccelli nel cielo, finanche la densitá dell'aria. Tutto sembrava fermo, senza scopo, puro appunto. É una cittá meravigliosa che ho amato e amo ancora, ma è un po' cosí con tutta la mia vita. Nel momento in cui ti separi da quello che ha rappresentato nel tempo, questi posti acquistano una dimensione differente, perchè tu se

This way or no way

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14 gennaio 2016 David Bowie è morto da tre giorni, tre giorni dopo il lancio del suo ultimo disco. Da tre giorni non faccio altra cosa che ascoltare ossessivamente Blackstar, Lazarus e Slip Away. A volte mi si bagnano gli occhi. Non so perchè: è un autore che mi ha avuto solo da adulto, di cui non sono mai stato ossessionato. Eppure c’è qualcosa nella sua vita, nella sua arte e (forse soprattutto) nella sua morte, che ha infilato il braccio nei miei abissi ed ha afferrato qualche altra cosa molto importante laggiù in fondo, nella mia stessa essenza. Anche adesso sento l’urgenza insensata di scrivere (cosa che ormai faccio sempre più di rado) fiumi di parole su carta e non so il perchè. David Bowie innanzitutto è morto come un gigante. È morto come sarebbero dovuti morire tutti i grandi: sapendo di morire e decidendo di lasciare qualcosa di enorme agli altri. Artista. Genio. E quello che ci ha lasciato è di una dimensione smisurata. Almeno per me, almeno adesso. Prendete

La leva calcistica del 2007

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Il bambino dell’Aluche prende palla poco oltre il centrocampo. Il pallone rimbalza alto nel cielo terso di una mattinata invernale assai fredda. È così presto che se guardi dall’altra parte dell’alba vedi ancora scampoli di notte e padri insonnoliti, stretti nei loro cappotti. Il bambino ha due difensori davanti e nessun compagno davanti a se. Guarda in direzione della porta avversaria e studia in un attimo tutte le opzioni. Il bambino dell’Aluche si vede che ha gamba, è grande e può rischiare di fare quello che in qualsiasi altro campo di calcio sarebbe un colpo parrocchiale. Carica il destro e scaglia il pallone contro le nuvole, alla disperata. Il pallone fa un arco in cielo, vola lento a sfidare la forza di gravitá mentre si avvicina con serenitá verso la porta. E tu lo vedi arrivare. Vedi arrivare il treno a tutta velocitá davanti ai tuoi occhi ed esistono leggi della fisica che potrebbero calcolare il momento esatto dell’impatto al centesimo di secondo; vedi arrivare il

La mia New York. Parte prima

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Arrivare a NY con 30 anni di ritardo, quando anche i Giants hanno ormai cambiato logo e quei due parallelepipedi che punteggiavano lo skyline di Manhattan, nel poster guardando il quale mi addormentavo ogni notte, non ci sono piú, non é la stessa cosa. 30 anni é il tempo che é passato tra l'inizio della seconda guerra mondiale e il mio concepimento. Cambia il mondo in 30 anni. Cambia tutto. Io sono un altro. Quei sogni sono evaporati come l’alcol, crescendo… ed alla fine sono diventato astemio. Arrivarci lo stesso peró é come raggiungere un traguardo che é allo stesso tempo un punto di partenza; uno specchio, qualcosa davanti al quale ti confronti, ti guardi dentro e prosegui. Perché che ti piaccia o no, NY é il sostrato culturale sul quale sei cresciuto fin da piccolo,dal Padrino a Starsky ed Hurch, da C'era una volta in America a Spiderman. Scusate il ritardo, mi sono portato appresso una famiglia, un kharma tutto nuovo e la sportività di chi sá che il suo posto è alt

Tossici

Ogni giorno ti svegli e cominci a ingaggiare una battaglia quotidiana contro i tuoi limiti. I limiti che hai ereditato geneticamente, quelli fisici, quelli strutturali, quelli che ti hanno inoculato nel sangue come droga (e da cui sei dipendente) e quelli che ti sei costruito da solo per difenderti. Siamo sgorbi alla ricerca della bellezza. Siamo tossici in costante riabilitazione dal nostro passato.