La mia New York. Parte prima


Arrivare a NY con 30 anni di ritardo, quando anche i Giants hanno ormai cambiato logo e quei due parallelepipedi che punteggiavano lo skyline di Manhattan, nel poster guardando il quale mi addormentavo ogni notte, non ci sono piú, non é la stessa cosa.
30 anni é il tempo che é passato tra l'inizio della seconda guerra mondiale e il mio concepimento.
Cambia il mondo in 30 anni. Cambia tutto.
Io sono un altro.
Quei sogni sono evaporati come l’alcol, crescendo… ed alla fine sono diventato astemio.
Arrivarci lo stesso peró é come raggiungere un traguardo che é allo stesso tempo un punto di partenza; uno specchio, qualcosa davanti al quale ti confronti, ti guardi dentro e prosegui.
Perché che ti piaccia o no, NY é il sostrato culturale sul quale sei cresciuto fin da piccolo,dal Padrino a Starsky ed Hurch, da C'era una volta in America a Spiderman.
Scusate il ritardo, mi sono portato appresso una famiglia, un kharma tutto nuovo e la sportività di chi sá che il suo posto è altrove.

NOTE DI COLORE (che nessuno vi dirà mai)
- Aria condizionata esagerata, da malati di mente, ovunque
- I saponi e gli shampoo sono grassissimi,
- La metropolitana di NY è senza dubbio alcuno la peggiore del mondo
- New York è mediamente più sporca di una qualsiasi capitale europea
- Spesso dai tombini, insieme con i caratteristici sfiati di vapore bianco, si leva un tanfo ferale

Scendiamo dall’aereo, recuperiamo i bagagli, ci infiliamo in un Taxi che nel giro di poco imbocca l’Atlantic Avenue.
Brooklyn da JFK è spaventosa per diversi chilometri.
Case abbandonate, povertà e miseria ai semafori. Niente di romantico, solo tristezza.
Parruccherie per nere ovunque, uomini persi che si trascinano senza scopo.
Solo neri.
Poi giri un angolo e ti trovi in un quartiere residenziale recuperato e fascinoso.
Capita spesso a NY: abbandono, trascuratezza e povertà confinano con quartieri residenziali recuperati, ordinati ed accoglienti.
Brooklyn è stata una batosta alla testa molto più di Manhattan, forse perchè inaspettata.
Ricordati di ricordare la meravigliosa e lunghissima passeggiata per Bergen Street e i localini e le case attorno a Prospect Heights.
Ricordati di ricordare le persone di colore che sulla soglia di casa salutavano te, sconosciuto uomo bianco, e la festa delle case popolari in cui loro ti offrirono cibo, giochi per i tuoi figli e calore in quantità industriale.

I NERI
Brooklyn, come detto, è composta per l’80% da gente di colore.
Ma se vuoi capire l’anima di questa gente devi andare ad Harlem.
È una cosa da turisti, ma se vedi una messa Gospel cambi.
Io ne sono rimasto profondamente toccato.
Partecipano al rito col proprio corpo, non nascondendo a Dio, ma esaltando ed offrendogli la propria essenza.
Sono dei comizi politici (anche) le messe Gospel.
Discrete e fiere.
È impressionante vedere come la religione possa essere qualcosa di non costrittivo o coercitivo, ma liberatorio; accompagnare la propria spiritualità e farla venir fuori come sgorgasse fuori da un ballo di taranta.

LE SERE
Le sere salivo sul tetto della casa che ci ospitava, fumavo tutte le sigarette che non fumo in un anno ed ascoltavo tutta la musica che non posso ascoltare nel resto dell’anno solare.
Mi chiedevo che sensazione fosse quella di essere nel posto in cui da 40 anni a questa parte avrei voluto stare.
Ero pieno.
Nonostante questo non mi ha mai sfiorato la voglia di rimanere.
Le luci dei palazzi di fronte, tutte accese, nonostante fosse il 10 di agosto o giù di lì, mi ricordavano che c’è un prezzo da pagare che francamente non voglio, ne posso permettermi.
Sono stato felice davvero alcune di quelle sere.
Un uomo senza passato e futuro.
Un buco spazio temporale di presente, misto di gioia, soddisfazione, pienezza e serenità.
Guardavo in direzione di Coney Island e gli aerei che atterravano mi salutavano.
Un sogno da sveglio.

L’ESSENZA
New York te la immagini come… New York.
Una megalopoli fatta e finita, di cui hai visto quasi ogni angolo da quando sei nato.
Invece NY è una città essenzialmente in costruzione.
Le gru, quante gru ci sono a NY, anche nei posti più emblematici come il Ponte di Brooklyn o l’Empire SB.
È tutto un costruire.
Si è vero, la gente va veloce ma non è solo questo.
NY si ricostruisce febbrilmente ogni giorno, in una corsa dissennata volta a dimenticare il passato prossimo, per affrontare (a volte con cinismo, altre volte con una sensibilità più europea) solo ed esclusivamente il futuro.
Nonostante questo lo senti che NY non è la stessa, lo senti che qualcosa manca.
È impossibile guardare lo skyline di Manhattan, restare stupiti e non sentire il senso di vuoto, di mancanza che l’assenza delle Torri Gemelle comporta.
È tutto stupendo, ma quando guardi Manhattan dal ponte o da una delle decine di battelli che ti portano a zonzo per l’Hudson, quell’assenza la senti urlare.
Si, ok, la vita va avanti, adesso c’è un grattacielo tutto nuovo, al posto di quelli di prima, ma la sensazione che insieme a 3.000 vite abbiano strappato (o svelato) l’anima, della sua grandezza e della sua finzione, resta una sensazione marcata a fuoco in me.
Detto questo, sull’Empire State Building, all’imbrunire, ho giocato a briscola con Dio

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