La sottile linea tra l'idiozia e il sentirsi uomini per davvero

È da quando siamo arrivati in Montagna che cercavo questa prova.
Una prova fisica e spirituale al contempo.
La annusavo non sapendo di cosa si trattasse.
La Montagna ha la capacità di tirare al limite i tuoi nervi, farti sentire vivo e nello stesso momento farti respirare la morte.
Non lo ricordavo, lo sapevo.
Oggi pomeriggio con Simona, abbiamo salito in seggiovia il colle dell'Anayet sui Pirenei.
Lei con gli sci, io con la tavola.
Quando siamo balzati giú avevamo davanti a noi il classico muro bianco.
Solo che questa volta il vento spirava a raffiche di mitra, sventagliava neve sulla faccia da tutte le parti e la neve, quella tanto agognata neve soffice, era un incubo maledetto per la mia tavola rigida, fatta solo per i sentieri battuti e sicuri e la mia incapacità.
In quel casino che infuriava ci siamo persi.
Siamo finiti sull'altra vallata.
Una vallata senza uscita.
Abbiamo percorso pendenze estreme in salita a piedi, nella speranza di trovare lo chalet giusto, ma nessuno lo era mai, affrontavamo pendenze minime maledette e pianeggianti, che, lo abbiamo capito poi, in quella situazione sono peggiori dei tanto temuti dorsali neri.
I muscoli erano tesi all'inverosimile, gli addominali tiravano in sù come disperati per spingerti in posizione eretta in spregio a quella morbidezza assassina che ti buttava giù, la testa lottava contro il panico e la disperazione ogni fottuto secondo, ogni strada era maledettamente uguale a quell'altra e la faccia cominciava a gelarsi sotto la barba ad una velocità spaventevole.
Non so come (in questi casi non si sa mai come) ce l'abbiamo fatta e sono qui a raccontarlo.
Ma la cosa incredibile davvero è avvenuta dopo.
Mi sono sentito potente, invincibile, nuovo, come se avessi vinto la mia battaglia con la morte, invece di avere evitato la fine del pirla.
Non avevo fame, non ero stanco, ero quasi euforico.
Mi sentivo bello.
Non credo di essermi sentito mai tanto uomo.
Adesso questa cosa porta di certo con sè mille spiegazioni psicologiche che altri potrebbero facilmente trovare, ma per la prima volta ho capito la grandezza, l'onnipotenza che pervade il corpo di chi sfugge alla morte in un'avventura cercata, voluta.
Capisco generazioni di pazzi e di esploratori usciti vivi o morti prematuramente per continuare a provare questo profondissimo senso sottocutaneo ed intramuscolare di brivido.
È qualcosa di animale e forse stupido, ma per come siamo fatti, è forse inevitabile...

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