Ah, dimenticavo:
Voi vi ricordate quello che pensavate quando avevate 17 anni?
Quanta vita avete vissuto nei vostri primi 17 anni?
Sembravano un’enormitá.
Lo erano.
Siamo nati, cresciuti, sopravvissuti e diventati uomini in 17 anni.
Una marea di ricordi, un’infinitá di momenti che segnano per sempre la nostra vita.
Una vita intera.
17 anni di vita.
Tanti ce ne ho messi per vincere il mio primo scudetto di fantacalcio.
Ho provato a raccontare qui dentro, a sprazzi, di tanto in tanto, le mie frustrazioni di questo viaggio iniziato nel 1995.
È solo qualche piccolo indizio per provare a iniziare a comprendere (lontanamente), la sofferenza e i sogni infranti che mi sono portato appresso in questi anni.
Per questo la mia squadra quest’anno l’avevo chiamata DOLORES.
Quando Marchisio ha segnato il gol decisivo, mi sono semplicemente disteso a terra e ho preso a ridere convulsamente.
Di felicitá.
Non credo possiate capire.
Qui il video celebrativo e di seguito (a futura memoria) e i miei racconti dello scudetto, pubblicati in 3 tranche, nella mailing list del fantaparisio.
It’s all entertainment… :D

E’ stata un’impresa titanica.
Non saprei dire altro.
Un’opera gigantesca e improba, come costruire una piramide egizia a mani nude.
Una epopea sconfinata come la liberazione dell’Unione Sovietica.
Se penso al campionato di due anni fa, dominato, al confronto mi pare una passeggiata.
Ma fu una passeggiata con un crepaccio finale.
Questo invece è stato un campionato sempre in salita ma a lieto fine.
Un campionato da mediano direbbe il cantante della bassa reggiana.
Oggi so che Dolores era la squadra migliore, ma allora no.

Partivo con i favori dei pronostici... ma dopo il girone di andata la squadra si è inceppata.
Ero sempre lì lì per prendere la testa della classifica, ma poi succedeva sempre qualcosa (ho spesso avuto una discreta sfiga) che mi rigettava giú.
Una volta ho pareggiato con Baggio facendo il secondo miglior punteggio di giornata (19/12)
Un’altra volta mi è successa piú o meno la stessa cosa con Alessandra e Lidia.
Niente.
Pian piano, da favorito, mi sono dovuto adattare al ruolo di comprimario.
Ho visto affermarsi diversi leader e mai ero io.
Addirittura FRCT è stata in testa per un certo periodo di tempo, anche se adesso ci pare preistoria.
A me pareva di avere in mano un bazooka senza il libretto di istruzioni.
Buoni voti, oltre ai gol, ma prestazioni altalenanti.
Il 3 dicembre Pazzini, il mio acquisto piú caro, dopo diverse prestazioni altalenanti tira sopra la traversa un rigore al 90esimo della partita contro l’Udinese.
È un gesto che rivedremo spesso e che marca il campionato dell’Inter.
Da quel momento in poi Pazzini sparisce, non si riprenderá piú.
Data la pressocchè contemporanea rottura dell’inutile Nenè, saró praticamente costretto a giocare con due punte da quel momento fino alla fine del campionato.
Una e mezza se si sonsidera che Destro è spesso per nessun motivo tenuto in panchina da un Sannino, fino a quel momento malato di mente.
Mi tengono in piedi le buone prestazioni di Marchisio, Maggio e Ibra.
La difesa, apparentemente la piú forte del campionato, crolla.
Ranocchia fa la fine di Pazzini, Zaccardo è impalpabile e non segna piú, Campagnaro, dopo un fantastico inizio, comincia ad annaspare.
Per fortuna appare ancora embrionale all'orizzonte una sorpresa ancora embrionale, in grado di salvarmi il reparto: Cristiano Del Grosso
A peggiorare il quadro Cambiasso, da 3 anni garanzia di voti, gol e prestazioni di altissimo livello mi comunica di essere entrato nel labirinto di fine carriera.

Enrico sosteneva di vivere di sogni e di speranze pazze e dichiarava di potere arrivare per lo meno quinto.
Il 28 novembre Daria scriveva a enzuccio (!!) distruggendone ogni velleitá:
“facciamo immensamente cacare, che devo fare? venire a dirti quanto siete bravi e belli?
Siete bravi e belli e vincerete lo scudetto.”

Daria, nella stessa mail chiosava: Una sola cosa che mi viene da dire: sono contenta per la borraccina che si sta riprendendo alla grande, segno che c'è vita dopo la morte.
Distruggendo definitivamente la fede di tutti noi in qualsiasi tipo di aldilá

Il 15 febbraio enzuccio dichiarava la Moon Cup come favorita assoluta alla vittoria finale distruggendone ogni velleitá e restituendomi speranza
Mattia Destro si distraeva l’otturatore, Giorgio Bocca ci salutava.

L’ultimo girone prima dei pleioff infine, subisco un vero tracollo, tanto che, ricordo benissimo, a 4 o 5 giornate dalla fine, navigo a centro classifica e mi tocca guardarmi le spalle, perchè esisteva il rischio di non classificarsi per i pleioff.
Fosse arrivato allora qualcuno a dirmi che avrei vinto lo scudetto, avrei chiamato la neuro.
Insomma, una squadra che sembrava moribonda o destinata a uscire al primo turno dei pleioff.
A due giornate dalla fine, ho un colpo di reni, prendo un bonus e riesco a classificarmi Diosacome al quarto posto.
Finisce la regular season come tante volte: una squadra inespressa, una squadra in potenza, tante delusioni, qualche piccola luce a cui appigliarsi.
In compenso i 3 che mi stanno davanti vanno come dei razzi.
Non c’è storia con loro:
Andrea, Lidia e DariaBetta corrono che è na meraviglia, tanto che si classificano a pari merito tutti primi con un distacco di 5 punti, da me, che arrivo quarto a un punto dalla Tierenza (quinta).
Niente.
Quanti campionati avró vissuto llo stesso modo?
Moltissimi.
Troppi.
E peró i pleioff ti consentono di sognare e la mia squadra si propone un unico obiettivo:
SOPRAVVIVERE.
Sopravvivere è un obiettivo altissimo, quando tutti sono dotati di armature potenti e bazzoka termonucleari.
Significa sapere incassare e non cedere un centimetro.
Beccarle in continuazione, ma restare sempre lì, non farsi mettere knockout.
Avere e mantenere quella piccola speranza, il piú a lungo possibile.
Sono ancora vivo, mi ripetevo dopo un parziale tracollo.
NON SONO ANCORA MORTO.
Ecco, è da qui che inizia l’Epopea.
Questo credo che sia il carattere piú importante della Dolores.
Una squadra nata, per sua stessa ammissione, per soffrire.
L’ho vista sul punto di sfracassarsi diverse volte.
Ma all’ultimo minuto, all’ultimo secondo... mi stupiva, tirava fuori un gol, una prestazione, buoni voti e si rimetteva in carreggiata.
Queste sono le squadre peggiori al fantacalcio (per gli altri).
Le Fiat Ritmo, perchè non sai mai che aspettarti da loro.
Come Clay contro Foreman.
Voi ci massacravate di botte, noi incassavamo e gli ultimi due round, pim, pum, pam... set, partita, incontro!

Sono arrivati i quarti contro la Tierenza: squadra ostica, tosta, ben organizzata.
3 gol di Ibra, uno di Mattia Destro ed uno di Marchisio mi regalano la vittoria di un’attaccatura.
6 punti: quasi niente.
Era il compleanno di Gael, l’amico di Marcello, stavamo facendo la caccia al tesoro, quando apro l’applicazione football app sul Ifone e vedo che Ibra ha fatto la doppietta: la mia testa cade sulla spalla di mia moglie.
Un abbraccio.
Lei non capisce... poi si.
Mi guarda con un misto di comprensione, compassione, amore e ribrezzo

Poi arriva Ciolic.
Sono spacciato.
Ciolic quest’anno ha una squadra devastante.
Ha avuto delle intuizioni geniali e dei colpi da vero intenditore del fantacalcio.
Ha il vento in poppa e fa sempre punteggi stratosferici, le nostre sfide sono sempre equilibrate al rialzo.
Ma è successo qualcosa che si rivelerá decisivo.
Calaió (di Ciolic), dopo la migliore stagione della sua carriera, si rompe.
A quel punto Destro, fino a quel momento oscurato da Calaió stesso e spesso in panchina, prende le chiavi dell’attacco del Siena e ribalta il rapporto di forze tra noi due.
Ma a riguardarla, se si eccettua Pato, quella di Ciolic era una squadra perfetta.
Troppo perfetta.
Inizia l’insolito derby religioso tra una santa e chi prega.
Parto da meno 2,5

All’andata Ciolic stecca di brutto.
Recupero il distacco grazie ai voti e proprio a... Mattia Destro.
Fatemi dire qualcosa su questo giovane virgulto.
Mattia Destro.
Un nome che è giá tutto un programma: un sinonimo di bravura, affidabilitá, spirtizza!!
Mattia Destro.
Segna regolarmente nell’ultimo periodo dell’anno, con una continuitá impressionante.
Segna sempre.
Liberatosi della presenza ingombrante di Calaió, si libra in volo come un'aquila, una divinitá celeste, un angelo, o chi per lui.
Da quando comicia a segnare Mattia Destro, non ce n’è per nessuno.

Ma il ritorno si fa incerto.
Si gioca in un’unica giornata, la vigilia di pasqua.
Indeciso tra schierare Pazzini contro il Cagliari fuori casa e Amauri a Milano contro un Milan lanciato verso lo scudetto, faccio una scelta.
Una scelta di pancia e meritocratica al contempo.
Lascio Amauri in tribuna e dó fiducia per l’ennesima volta all’ectoplasma Pazzini.
La partita inizia bene, rigore per Ibra, caco il cuore dalle tonsille, la palla va dentro.
Poi inizia lo show di Muriel segna il primo gol, segna anche il secondo.
La situazione si fa equilibrata, se non negativa visti gli assist di Pirlo e Peluso.
Ma ecco che lui, l’uomo con le mesh, l’inutile attaccante spaesato, colui che aveva rifiutato qualsiasi offerta, pur di continuare a percepire lo stipendio juventino dalla poltrona e che dopo diverse giornate non aveva ancora segnato un cazzo... lui Amauri Carvalho de Oliveira, per la prima volta tenuto fuori, segna il gol che regala lo scudetto alla Juve all’89esimo e corre davanti alla telecamera ad urlare tutto il suo odio al mondo. Sto stronzo.
Al mondo?
In quel momento non esiste mondo.
Il tempo si ferma.
Io vedo Amauri correre contro di me.
Non ci sono barriere, stewart, migliaia di chilometri di distanza o mezzi tecnici a due dimensioni... no.
Ci siamo io e lui.
Lui corre verso di me, per scrollarmi addosso tutta la sua rabbia per averlo tenuto in panchina.
Mi sposto d’istinto.
Spaventato.
Poi chiudo gli occhi e mi cadono le ginocchia.
Eccallá, il fantasma di Thiago Motta che torna sotto le vesti di un altro brasiliano.
Sono morto?
Sono morto... è ovvio, siamo all'89esimo
No.
Non sono morto.
Lui, ancora una volta lui, Mattia Destro, quando tutto sembra perduto, mette un gol al 91esimo di Atalanta-Siena e mi rimette in carreggiata, per il posticipo della sera:
Napoli-Lazio.
In due minuti passo tuttom il firmamento di emozioni che un uomo puó provare in 15 anni di vita.
Che perdo...

Siamo lì lì... ma vedo assottigliarsi la tenue distanza minuto dopo minuto... Lavezzi pare indemoniato, dopo mezzora Lavezzi sforna un assist e apparecchia il sorpasso.
Sofferenza indicibile.
Guardo i miei bambini, annoiarsi davanti la partita.
La madre è a Napoli... affanculo Lavezzi!!
Afferro il telecomando e ci facciamo felici guardando Mary Poppins su sky cinema family.
Cancaminin cancaminin spazzacamin... allegro e felice pensieri non ho...
Ah!!
Quelle maraville!! L’infanzia, le fate, l’amore, la tenerezza, i buoni sentimenti.
Mi commuovo.
I mie bimbi... che tenerezza che sono, quando guardano le storie delle fate.
Che me frega ammè del fantacalcio!
Famme un po’ annà a vedè quanto stanno?
3-1 per la Lazio.
Comincio a scendere nei nomi dei marcatori.
Ammonito Cannavaro
Gol di Mauri
ammonito Dzemaili
ammonito Britos
Gol di Ledesma
ammonito Biava

GOL DI LEDESMA???
GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL DI LEDESMA???????
Pablo Ledesma, inaspettato, insperato, non creduto, non immaginato, mi svuoto!
È incredibile.
È il sogno che si fa realtá
Ho battuto Ciolic e Amauri.
Sono in finale.
Recuperato il distacco.
Rinasco un’altra volta!!
Sono in finale.
Per la seconda volta in 3 anni.
NON SONO ANCORA MORTO...

E arriviamo alla finale.
Quando sei in finale, tutto è liquido, i momenti sono anni, le emozioni tempeste tropicali, i ricordi… favole.
Tensione alle stelle per la partita d’andata.
Mi scontro contro le donne della Moon Cup e soprattutto contro l’uomo per il quale quasi piango, al momento del suo ritorno in Italia: mio figlio, Diego Milito, in gran forma.
Questa è la nemesi, lo capisco da súbito: la vita e la morte, giocata a carte con colui il quale ti ha portato a un passo dal tutto, solo due anni fa.
Ma mentre le altre squadre si giocano i trofei minori a suon di gol, Dolores e le sue avversarie restano attanagliate dalla tensione dell’ultimo chilometro.
Dopo il gol all’ultimo minuto della giornata precedente, decido di dar fiducia ad Amauri: titolare al posto di Pazzini.
L’anticipo inizia male, il Milan vince ma Ibra stavolta stecca.
Il copione sembra prendere una direzione inequivocabile quando si compie la prima parte dellanemesi.
Un rimpallo buffo, smarca Diego davanti la porta, che al volo segna il piú facile dei gol.
La partita però pare in equilibrio, a causa della pessima giornata di De Santis e del Napoli che prende tre gol in casa contro l’Atalanta.
Ma quando ci si sta avvicinando al 90esimo, lo scossone decisivo di questa prima parte: Cross dalla destra sotto la Fiesole, stacco di testa di Amauri e gol all’angolino.
Amauri viene sommerso di abbracci, sommergo di abbracci anch’io Amauri, una gioia indescrivibile, fintantochè, grazie alla segnalazione del guardalinee, il gol di Amauri viene annullato, poichè fatto con la mano.
Amauri viene ammonito, se ne torna verso centrocampo senza neanche protestare, come un bambino beccato con le mani nella marmellata.
Nel frattempo, a Milano, Nagatomo entra in area, viene steso e Milito consuma la sua vendetta, trasformando il rigore e facendomi una bella doppietta nel giorno piú importante.
Tutto contemporáneamente.
Mi arriva un messaggio (indiretto) da Giorgio.
Ho chiuso definitivamente con Amauri per il resto della mia vita.
Lo scontro di andata si chiude comunque con un distacco di soli 3,5 dalla Moon Cup.
Tutto deve ancora avvenire.
E tutto effettivamente avviene.
Il week end successivo, mi appresto a vivere l’atto definitivo, preparandomi un caffè, dinanzi a tutte le partite in contemporanea, sabato pomeriggio, per via della pasqua.
Nel giro di poche ore tutto sará consumato.
O forse no.
Il Dio del fantacalcio mi fa un’altra piroetta addosso.
Col caffè in mano, mi dirigo verso il pc, dove mi arriva il messaggio di Salani: è morto Morosini in campo, salta la giornata.
Mancano solo 10 minuti alle 15.
Dopo la rabbia, il pánico si impossessa di me e, come spesso mi è capitato, mi fa compiere efferatezze delle quali mi pento nel momento stesso, in cui, senza minimamente pensare o verificare, le compio.
Terrorizzato dal fatto di perdere il turno casalingo di Ibra in casa, contro la peggiore difesa del campionato, chiedo di giocare il ritorno della finale il giorno che recupereranno quella stessa giornata (la 33esima), che non si è appena svolta.
Le mie avversarie cavallerescamente approvano, ma mi fanno notare che il Milan giocherebbe in casa anche la domenica dopo (la 34esima).
Guardo il calendario: la 34esima giornata e persino piú favorevole della 33esima.
Mi mangio i coglioni: sono il solito Punturo, vorrei frustarmi.
Non riesco proprio a fare a meno di essere Punturo a questo gioco.
Passo giorni e ore di tensione inumana.
La finale si dilata nel tempo.
Poi, per fortuna, la mia richiesta viene giustamente rigettata dal consesso fantacalcistico e possiamo rigiocare il ritorno la domenica successiva.
Le mie coronarie peró subiscono un’overdose di stress che non si aspettavano piú: un giorno mi chiederanno il conto, lo so.


Ci riproviamo la domenica dopo.
Mi seggo alle 12:30 per vedere mio figlio che gioca contro la difesa colabrodo della Fiorentina all’Artemio Franchi.
Mi seggo, è ovviamente solo un modo di dire.
Diego gioca una partita grigia, non segna, non arriva neanche vicino al gol, mi salva.
Grazie, provo ancora affetto e riconoscenza per lui, per gli anni che abbiamo perso insieme a Saragozza, dopo quella fottuta valigetta di Preziosi.
Iniziano le partite delle 15.
Al 19esimo, quello che pare essere il momento decisivo: Cristiano (sará un caso?) del Grosso mette dalla sinistra un cross per Destro che la butta dentro.
3+assist, praticamente il gol del pareggio.
Se non fosse che quella che dovrebbe essere la mia punta di diamante, si trova nella domenica sbagliata: il Milan perde in casa col Bologna e, come spesso accade in questi casi, Ibra è irritante.
Fino al 90esimo, quando con un autentico capolavoro pareggia una partita che pareva maledetta e mi porta in vantaggio.
Urlo, abbraccio il povero Marcello che appena svegliatosi, spaventato si mette a piangere, me lo trascino a terra, ebbro di felicitá e amore, lo consolo.
Si mette a piangere anche Cristiano: è un coro.
Io godo, sogno.
Finiscono tutte le partite.
Tranne una.
A Genova, si vive lo psicodrama che tutti ricorderemo per anni: quello delle magliette consegnate alla tifoseria.
Ma la partita, ormai virtualmente finita, prosegue dopo le 17.
Decido che è decisamente troppo.
Mattia Destro è già uscito, la partita è incanalata verso un risultato acquisito, resta in campo il solo Del Grosso, devo farmi perdonare dai miei bambini, non puó succedere piú niente: ci vestiamo e porto i bambini al parco.
Quando vengo raggiunto dalla notizia dell’autogol di Del Grosso, tutto il mondo mi crolla addosso, mi si gela il sangue, rispondo male all’ennesimo capriccio di Marcello, ho la sensazione chiarissima di una maledizione che non finirá mai.
Sto male.
Sto veramente molto male.
Non riesco a descrivere la sensazione di dolore físico che mi si conficca nella carne e nello spirito.
“Non è possibile… non è possibile…”
Resta l’ultima partita, gli ultimi 90 minuti: siamo praticamente pari.
Bojan e Jose Angel, contro Marchisio e Chiellini, nel posticipo serale.
Un’intera stagione decisa all’ultima partita dell’ultima giornata.
La Moon Cup è un’avversaria che, comunque la si metta, meriterebbe il trofeo.
I bambini stavolta dormono.
Dormono tutti quando Marchisio segna il gol dello scudetto al 52esimo.
Dormono tutti quando mi getto a terra strozzando in gola un urlo silenziato, che mia moglie peró percepisce.
Dormono tutti e non possono vedermi ridere, ridere, ridere…
Dormono tutti, quando passano i 40 minuti piú lunghi della mia vita.
Fuori arriva un vento di primavera.
I pensieri sono inutili.
L’anima è in volo, il corpo non sta nella pelle, dormire è impossibile.
HO VINTO IL MIO PRIMO SCUDETTO!
Muoio.
Muore un ragazzo di 17 anni; nasce un uomo.
Inizia una storia differente.
Vedo un orco di colore verde e col naso a patata sollevarmi di peso e portarmi via su un drago rosa: è Shrek.
L’incantesimo è rotto.
Sono CAMPIONE!

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