Cronaca di un pensiero disordinato, con sangue.




Non so se riusciró a finire di scrivere il pezzo che sto per scrivere, perchè riguarda un tema tanto pesante, da farmi tremare i polsi e sottoporre le mie sinapsi ad un terremoto di magnitudo spropositata.
Ma trattandosi di un tema pesante, ci provo, per vedere se riesco, per lo meno a digerirne una parte.
Il tema enorme che sto per affrontare riguarda la crudeltá e l’egoismo.
Bum.

Ci giro alla larga, perchè non è facile, per me, arrivare al punto rapidamente.
Io ho una nevrosi.
È una nevrosi di cui hanno colpa in parte i miei genitori, in parte me stesso (di certo non è colpa della societá).
Quando mi muovo nel mondo, in generale, io ho il tremendo vizio di valutare l’impatto delle mie azioni prima negli altri e poi in me stesso.
Magari decido che me ne fotto dell’impatto sugli altri, ma la valutazione arriva sempre, prioritaria e severa, in nome di un superego decisamente autorevole.
Faccio un esempio stupido: quando mi alzo la mattina, per non svegliare i bimbi, vado prima a chiudere la porta dei miei figli, poi mi chiudo alle spalle quella della cucina e solo alla fine di questo rituale apro la caffettiera o mi metto a brigare con le stoviglie.
Mia moglie (che è di Napoli ;) fa subito la caffettiera!!!

Ora... il mio lavoro è abbastanza irrilevante.
Se lavoro o meno non provocheró alcun danno a nessuno, se non alla mia famiglia.
Ma se il mio lavoro ha invece un peso pubblico, prima di fare un’azione, dovrei chiedermi il riflesso di quell’azione, le conseguenze.
Mi seguite?
Dovrei valutarlo, pesarlo e decidere che una determinata azione porta conseguenze ad altre persone e quelle conseguenze sono IL prezzo da pagare.
Ok, allora quali sono i prezzi giusti da pagare per fermare il traffico aereo di un paese?
Che cosa sta facendo di male il governo spagnolo per giustificare che si blocchi un’intera nazione nell’unico ponte disponibile prima di Natale?
Qualche soldo in piú, qualche soldo in meno, giustifica il fermo di Barajas e degli altri aereoporti?
Occhio ragazzi, non si tratta delle 300.000 persone che hanno subito questo sciopero, ma si tratta delle loro storie.
C’era chi andava a prendere un figlio adottato da tanto tempo e che rischiava di perdere, chi aspettava un rene per un bimbo, o chi piú semplicemente aveva passato un anno a sgobbare e aveva deciso di prendersi queste e non altre vacanze per riprendersi da un anno lavorativo, magari anche di merda.
Che prezzo ha questa e molte altre storie?

La realtá è che la sinistra o, per meglio dire le rivendicazioni sindacali, non hanno piú un senso nella societá di oggi.
O forse io non ho piú un senso.
Si vive e si lavora per corporazioni globali, in ragione delle quali tutto è giustificato, tutto è possibile!
I sindacati degli operai sono di sinistra, quelli dei controllori di volo, magari sono di destra e si chiamano lobby.
Nessuno si prende la briga di combattere per dei diritti che non sono propri, che non riguardano il proprio futuro; nessuno si prende la briga di guardare alla vita delle persone.
Davanti al dispiegarsi dei propri diritti tutto si giustifica.
Diritti che divengono una nuova forma di tortura, in nome della quale si giustifica qualsiasi efferatezza, come quella dello sciopero dei controllori di volo.

Tutto questo mi lascia un amaro in bocca, che solo con il tempo potrá far scemare.
E badate bene non è per il fatto che mi sia saltato il ponte dell’Immacolata, che era l’unica occasione per vedere i miei nel periodo natalizio.
Nè per il fatto che siamo rimasti chiusi in aereo per 3 ore con Cristiano che aveva 39 di febbre.
Certo se aveste visto la maschera di delusione che si era stampata sul volto di Marcello (3 anni e 4 mesi) per l’impossibilitá di andare a trovare quel nonno tanto amato e con il tempo che gli rema contro, forse vi sareste incazzati come me.
Ma non è quello.
È che chi ha preso quella decisione, ha scientemente deciso di compiere la stessa, se non peggiore, violenza ai danni di migliaia di altre storie.
Questa io la derubrico alla voce CRUDELTÀ e mi lascia del tutto pessimista e amaro sul futuro di questa palla flottante tutta.
Perchè qui niente è giustificabile se non compiuto per obbedire a qualche interesse privato.
Niente puó essere d’ostacolo, quando quell’interesse coinvolge la mia privatissima vita.
Che importa se ne distruggo mille altre.
L’importante è che io e la mia corporazione, possiamo poi spazzare tutto in nome di 1000 euro in piú o in meno.

Sono stato male, sto male.
Fa parte della “mia” personalissima storia.
Solo col tempo potró dimenticare la voglia che tengo di cavare gli occhi ad ognuno delle centinaia di controllori di volo spagnoli.
Resterá l’amarezza e una generale e maggiore disillusione per la natura del genere umano.

Domattina mi alzeró per primo.

PS: Ho finito di scrivere il pezzo, ma nè ho digerito, ne tantomeno sto meglio.
Ed inoltre ho solo appena sfiorato le ragioni del mio sentire.
Ma forse era il caso che lasciassi qui un’orma di quanto accaduto, durante lo sciopero dei controllori di volo, Madrid 8/10 Dicembre 2010

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