Il palcoscenico

Il mio rapporto con le cittá in cui ho vissuto o che ho amato, è qualcosa che racconta di me molto piú di qualsiasi altro tipo di relazione tra esseri umani.
I luoghi sono sempre stati il palcoscenico dei miei sogni (o dei miei incubi).
So muovermi a mio agio in ognuna di esse, mentre ho dimenticato presto sospiri, odori e sguardi di quasi tutte le donne che hanno incrociato il mio cammino.
È come se ogni cittá avesse una super-anima, pregna, definita, certa, dinanzi alla quale tu puoi solo porti da amante o da reietto.
Un’anima smisurata e, quasi, immortale che ti incide dentro e mi delinea ben piú di qualsiasi altra cosa.
Sono questi palcoscenici che ho avuto la fortuna di calcare, a fare di me un viscerale, l’uomo poco aduso alle mezze misure che sono, il sognatore, colui il quale è del tutto incapace di spiegare il perchè di sensazioni così nette e definitive.
Una persona in fondo piena.

Domani si gioca il derby di Roma.
Benchè il mio rapporto con la Capitale sia stato vissuto platealmente unicamente nella mia infanzia, è stato negli anni sfortunati dell’Universitá che ho potuto goderne calcisticamente, benchè a sprazzi.
Avrò visto 3 o 4 derby.
Roma è, e sará sempre, la maledizione eterna.
Cittá in cui il presente è greve per necessitá, obbligato com’è a passeggiare sopra il piú grande coacervo di storia e anime, si possa intrecciare nel raggio di pochi chilometri quadrati.
I romani sono ospiti del passato e per questo schizofrenici e ondivaghe comparse, impregnati di una supponenza patetica e provinciale e la naturale pienezza di chi ha sempre vissuto di rendita grazie a un lascito milardiario
D’altro canto quando sei nato a Roma, cos’altro puoi volere dalla vita?
Non ho mai vissuto a Roma, e non ho mai smesso di viverci da sempre.

Magari scrivo qualcosa sulle mie cittá.
Caltanissetta, Firenze, Bologna, Torino, Milano, Barcelona, Madrid.
E poi, forse, ancora Roma.
E anche Napoli, Simo.
C’è ben piú che una parte di me in ognuna di esse!

Sono in esilio da sempre.
Questa è la mia di fortuna.