Soppalchi
Il brutto di stare in guerra è che sacrifichi te stesso, sull’altare della battaglia.
Giorno per giorno i confini degli strati piú reconditi di sè, perdono consistenza, sostituiti da questo io collettivo, fanatico, superficiale, idealista e tifoso, che ti allontana dalla veritá dell’unica ricerca razionale.
Quella personale.
Le sere passate ad ascoltare le notizie dal fronte, ad infiammarsi al grido dell’ultima abiezione, ad esplorare quando in là puó spingersi il limite dell’immaginazione, rincorrendo una realtá sempre piú teatrale, farsesca e fantascientifica, mi hanno prostrato.
La guerra avvolge tutto, incendia le discussioni, che bruciano veloci come carta di giornale; strappa i colori tenui, allontana le domande e la cortesia, ci distoglie dall’arte e dal desiderio del silenzio.
La politica.
Nella nostra casa di Torino, abbiamo ricavato un soppalco di un metro e 50.
Non ci stai in piedi, ma hai tutto lo spazio per allestire una piccola biblioteca, stare seduto su una “simil” shaise long dell’ikea e leggere un libro, o scrivere un pezzo che poi puoi rileggere.
Quei 10/15 gradini che mi separano da terra, paiono a volte un’enormitá.
Basta levitare di qualche metro e scoprire, da un’altra angolazione, l’inutilitá della guerra civile italiana e sprofondare nei boschi e nei ritiri inevasi, di placide menti fuori dal tempo e per questo estremamente attuali.
Non ne posso piú di certezze!
Mi innervosisce oltremodo Report la domenica, Ballaró il martedi e Anno Zero il giovedì (che differenza c'è poi con 90esimo minuto la domenica?...)
Mi disturba confrontarmi con le mie ragioni e con cotanta stupiditá e bruttezza altrui.
Quali vittorie di Pirro, assicurano queste povere, bellicose e sempre piú inusitate trasmissioni della mia parte politica?
Tutto ció non solo non è normale, ma è malato.
Anche in guerra.
Dovrebbe esserci sempre il tempo, per provare ad afferrare il senso di tutto questo o chiedersi semplicemente “perchè”.
In questa situazione inusitata invece, tutto attinge al diario dell’assurdo, dell ORA, sicché chiedere soavitá è insensato, quanto incivile; chiedere silenzio o raccoglimento, complice; sollecitare mediazione, illusorio, quando non corrotto.
Non sei nient’affatto libero in guerra.
I sensi sono alterati, i pensieri disturbati.
E il mio soppalco giace oggi spento a un migliaio di chilometri da me.
Inutile a entrambi.
Commenti
pensi a Pulzetti su! :)))