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Termino di leggere, praticamente in contemporanea, due romanzi: “Il pittore di battaglie” di Arturo Perez Reverte e “Hitler” di Giuseppe Genna.
Il primo, eccessivamente erudito e scritto con perifrasi chilometriche, tratta della storia di un fotografo di guerra; il secondo è semplicemente la biografia del piú occidentale, ricordato e recente carnefice della Storia.
Stranamente peró, benchè adori il modo di scrivere di Genna e vada matto per la Storia, il testo su Hitler, mi ha deluso, annoiato, soprattutto nel raffronto con il testo di Perez Reverte, decisamente piú profondo.
Via via che mi addentravo nella ricostruzione attenta e minuziosa di Genna, mi rendevo sempre piú conto di come la Storia delle guerre non sia fatta dai capi di Stato, ma da popolazioni intere.
Dall’uomo stesso in ultima istanza.
La ricostruzione di Genna, che ha il torto di nulla aggiungere al personaggio Hitler, rispetto all’iconografia classica riportata da qualsiasi sussidiario di Storia, diventa rapidamente Storia di una carneficina e si appiattisce a riportare aneddoti e storiografia spiccia risaputa.
Contemporanemente “Il pittore di battaglie” ha, per lo meno in me, il merito di alzare il velo su un tema spesso dimenticato, sottaciuto o dato per scontato e per questo piú profondo: la crudeltá insita nell’animo umano.
Le guerre difatti non si sono fermate nel 1945, anche se facciamo finta di non ricordarcelo.
I massacri continuano nelle piú disperse lande della terra e orde di civili vengono fatte a pezzi ogni minuto di questo tempo, per motivi futili in quanto storici.
L’uomo gode a sopprimere l’uomo.
I tedeschi godevano a sopprimere gli altri.
Ogni singolo tedesco.
Magari un agricoltore, un impiegato del catasto, un commerciante qualsiasi, trasmutavano, in guerra, in macchine di inumana follia, demoni assetati di sangue, carnefici abberranti.
Rincorre forse l’uomo Dio, nell’inoculare sofferenza?
E’ questo il sommo potere che ogni uomo persegue: dare la morte e la sofferenza, come il Dio a cui credono fa?
Ecco credo che dietro a ogni singola vita, spezzata, con la sua storia e i suoi sogni, ci sia, dall’altra parte del mirino, un animale profondamente immaturo e isterico, che non è ancora stato capace di fare i conti con se stesso e il suo mistero.
L’uomo in quanto tale, non è mai divenuto tale.
Ma è rimasto un adolescente viziato e piagnucolone, sordido, collerico e ridicolo.
Lungi dall’essere uomini, siamo ancora rimasti allo stato evolutivo dei cannibali.
Sputi patetici, nella storia evolutiva della specie
Il primo, eccessivamente erudito e scritto con perifrasi chilometriche, tratta della storia di un fotografo di guerra; il secondo è semplicemente la biografia del piú occidentale, ricordato e recente carnefice della Storia.
Stranamente peró, benchè adori il modo di scrivere di Genna e vada matto per la Storia, il testo su Hitler, mi ha deluso, annoiato, soprattutto nel raffronto con il testo di Perez Reverte, decisamente piú profondo.
Via via che mi addentravo nella ricostruzione attenta e minuziosa di Genna, mi rendevo sempre piú conto di come la Storia delle guerre non sia fatta dai capi di Stato, ma da popolazioni intere.
Dall’uomo stesso in ultima istanza.
La ricostruzione di Genna, che ha il torto di nulla aggiungere al personaggio Hitler, rispetto all’iconografia classica riportata da qualsiasi sussidiario di Storia, diventa rapidamente Storia di una carneficina e si appiattisce a riportare aneddoti e storiografia spiccia risaputa.
Contemporanemente “Il pittore di battaglie” ha, per lo meno in me, il merito di alzare il velo su un tema spesso dimenticato, sottaciuto o dato per scontato e per questo piú profondo: la crudeltá insita nell’animo umano.
Le guerre difatti non si sono fermate nel 1945, anche se facciamo finta di non ricordarcelo.
I massacri continuano nelle piú disperse lande della terra e orde di civili vengono fatte a pezzi ogni minuto di questo tempo, per motivi futili in quanto storici.
L’uomo gode a sopprimere l’uomo.
I tedeschi godevano a sopprimere gli altri.
Ogni singolo tedesco.
Magari un agricoltore, un impiegato del catasto, un commerciante qualsiasi, trasmutavano, in guerra, in macchine di inumana follia, demoni assetati di sangue, carnefici abberranti.
Rincorre forse l’uomo Dio, nell’inoculare sofferenza?
E’ questo il sommo potere che ogni uomo persegue: dare la morte e la sofferenza, come il Dio a cui credono fa?
Ecco credo che dietro a ogni singola vita, spezzata, con la sua storia e i suoi sogni, ci sia, dall’altra parte del mirino, un animale profondamente immaturo e isterico, che non è ancora stato capace di fare i conti con se stesso e il suo mistero.
L’uomo in quanto tale, non è mai divenuto tale.
Ma è rimasto un adolescente viziato e piagnucolone, sordido, collerico e ridicolo.
Lungi dall’essere uomini, siamo ancora rimasti allo stato evolutivo dei cannibali.
Sputi patetici, nella storia evolutiva della specie
Commenti
Esorbito.
:)
Lo senti questo silenzio?
Vedrai, tra poco esorbito!
ih ih ih...