Anime nere

Nell’asilo di mio figlio, tutto è pronto per la festa di halloween, mancano solo le ultime decorazioni.
Non so come, né perché, ma so che quella è casa mia.
C’è uno spazio che mi separa dalla strada con una saracinesca. Lì c’è il mio letto.
Gli educatori se ne vanno. Rimango sola tra le pareti colorate di arancione e nero, i colori di Halloween.
Ad un tratto sento un rumore, c’è qualcuno nell’asilo, qualcuno che "non mi piace".
Una mano mi afferra, riesco appena a percepirne l’odore acre del suo alito, troppo vicino. Lo vedo in faccia, è un uomo che mi sta braccando. Mi sta aggredendo.
Non so come, né perché, ma so che quella è casa mia.
C’è uno spazio che mi separa dalla strada con una saracinesca. Lì c’è il mio letto.
Gli educatori se ne vanno. Rimango sola tra le pareti colorate di arancione e nero, i colori di Halloween.
Ad un tratto sento un rumore, c’è qualcuno nell’asilo, qualcuno che "non mi piace".
Una mano mi afferra, riesco appena a percepirne l’odore acre del suo alito, troppo vicino. Lo vedo in faccia, è un uomo che mi sta braccando. Mi sta aggredendo.
Mi picchia violentemente, riesco a malapena ad urlare ma non c’è nessuno.
E lui ride, sa che non c’è nessuno.
Afferro il cellulare per chiamare mio marito, riesco a chiedergli aiuto, ma non senza prendermi un altro pugno.
Dopo minuti interminabili finalmente mio marito arriva; cerca di entrare da un’altra saracinesca, da un’altra stanza, ma sento che fa tutto con calma, una calma paradossale. Pare che non abbia capito la gravità della cosa, o peggio, che non gliene freghi niente.
Riesce ad entrare nell’asilo, raggiunge il posto dove l’uomo mi ha ammanettato. Lo guardo in faccia e mi accorgo che è diverso: è bruno coi capelli corti, gli occhi grandi verdastri e le sopracciglie folte e nere. Non è “mio marito”, quello vero, ma lì, in quella dimensione mi fido di lui, so che “è mio marito”.
Comincia una lotta tra i due che vede il mio uomo vincitore.
Sospiro di sollievo mentre lui decide di caricare l’aggressore su un camioncino bianco e portarlo lontano.
Partiamo insieme. L’aggressore è intontito, legato. Ma ancora cosciente.
Andiamo in questo posto sperduto, tra le campagne, nel cuore di una notte gelida.
Scendiamo tutti e due dal camioncino, lui apre il portellone e…..lo slega!
Si toglie la maschera, non è “mio marito”; è un suo complice.
Si guardano soddisfatti; ridono. Si avvicinano a me e mi rompono una gamba, che ora se ne sta lì in maniera del tutto innaturale.
Urlo, fa un male cane.
Prendono una tanica di benzina che è lì dietro e me la versano addosso. Tento di scappare, ma è inutile. Mi danno fuoco.
Divento brandelli di pelle e carne che si stacca.
Ma sono ancora cosciente. Sono ancora viva per avvertire il dolore.
Marcello ha cominciato a urlare. Guardo l’orologio, sono le 2 del mattino.
Quest’estate in Sardegna ho avuto modo di vedere “la biblioteca Balia”, un po’ di libri raccolti nel contenitore dei portariviste, nella loro casa del mare. Un libro in particolare mi attraeva, aveva una copertina con due occhi inquietanti su uno sfondo nero. Era “Anime Nere”, una raccolta di racconti cruenti di autori del thriller e dell’horror. Insomma, una lettura carina da spiaggia…
Quel libro l’ho finito a Madrid, con calma; mai più di due racconti alla volta e sempre a distanza di un po’ di giorni per digerirli.
Mi sono scoperta amante dell’horror. Della “carne e sangue”.
Fin qui niente di grave, salvo il fatto che sono incinta e che era da gennaio che non mangiavo carne.
A tal proposito, sempre quest’estate mi sono ritrovata a versare una lacrima davanti a un banco di salumi e contemporaneamente un rivolo di saliva.
Al rientro dall’Italia ho comprato il seguito di Anime Nere; stavolta la stessa copertina al negativo: sfondo bianco e in aggiunta al titolo “reloaded”.
Ho cominciato a leggerlo; i racconti satvolta sono meno romanzati, molto più fedeli alla realtà. Il marcio è nel quotidiano. L’orrore è dietro casa, o nella tua stessa casa.
Più vero, e per questo più agghiacciante.
Adesso mi ritrovo gioiosamente a fare colazione con bocadillos con jamon e una tazza di latte mentre continuo a leggere Anime Nere.
Faccio sogni come quello che ho scritto molto molto spesso.
Sono incinta e mio figlio si fa vivo in pancia quando mangio carne (ma non si doveva mangiare cioccolata per sentirlo scalciare??).
So che non vuol dire un cazzo, ma in questi mesi non mi poteva venire voglia di leggere la collezione harmony??
E lui ride, sa che non c’è nessuno.
Afferro il cellulare per chiamare mio marito, riesco a chiedergli aiuto, ma non senza prendermi un altro pugno.
Dopo minuti interminabili finalmente mio marito arriva; cerca di entrare da un’altra saracinesca, da un’altra stanza, ma sento che fa tutto con calma, una calma paradossale. Pare che non abbia capito la gravità della cosa, o peggio, che non gliene freghi niente.
Riesce ad entrare nell’asilo, raggiunge il posto dove l’uomo mi ha ammanettato. Lo guardo in faccia e mi accorgo che è diverso: è bruno coi capelli corti, gli occhi grandi verdastri e le sopracciglie folte e nere. Non è “mio marito”, quello vero, ma lì, in quella dimensione mi fido di lui, so che “è mio marito”.
Comincia una lotta tra i due che vede il mio uomo vincitore.
Sospiro di sollievo mentre lui decide di caricare l’aggressore su un camioncino bianco e portarlo lontano.
Partiamo insieme. L’aggressore è intontito, legato. Ma ancora cosciente.
Andiamo in questo posto sperduto, tra le campagne, nel cuore di una notte gelida.
Scendiamo tutti e due dal camioncino, lui apre il portellone e…..lo slega!
Si toglie la maschera, non è “mio marito”; è un suo complice.
Si guardano soddisfatti; ridono. Si avvicinano a me e mi rompono una gamba, che ora se ne sta lì in maniera del tutto innaturale.
Urlo, fa un male cane.
Prendono una tanica di benzina che è lì dietro e me la versano addosso. Tento di scappare, ma è inutile. Mi danno fuoco.
Divento brandelli di pelle e carne che si stacca.
Ma sono ancora cosciente. Sono ancora viva per avvertire il dolore.
Marcello ha cominciato a urlare. Guardo l’orologio, sono le 2 del mattino.
Quest’estate in Sardegna ho avuto modo di vedere “la biblioteca Balia”, un po’ di libri raccolti nel contenitore dei portariviste, nella loro casa del mare. Un libro in particolare mi attraeva, aveva una copertina con due occhi inquietanti su uno sfondo nero. Era “Anime Nere”, una raccolta di racconti cruenti di autori del thriller e dell’horror. Insomma, una lettura carina da spiaggia…
Quel libro l’ho finito a Madrid, con calma; mai più di due racconti alla volta e sempre a distanza di un po’ di giorni per digerirli.
Mi sono scoperta amante dell’horror. Della “carne e sangue”.
Fin qui niente di grave, salvo il fatto che sono incinta e che era da gennaio che non mangiavo carne.
A tal proposito, sempre quest’estate mi sono ritrovata a versare una lacrima davanti a un banco di salumi e contemporaneamente un rivolo di saliva.
Al rientro dall’Italia ho comprato il seguito di Anime Nere; stavolta la stessa copertina al negativo: sfondo bianco e in aggiunta al titolo “reloaded”.
Ho cominciato a leggerlo; i racconti satvolta sono meno romanzati, molto più fedeli alla realtà. Il marcio è nel quotidiano. L’orrore è dietro casa, o nella tua stessa casa.
Più vero, e per questo più agghiacciante.
Adesso mi ritrovo gioiosamente a fare colazione con bocadillos con jamon e una tazza di latte mentre continuo a leggere Anime Nere.
Faccio sogni come quello che ho scritto molto molto spesso.
Sono incinta e mio figlio si fa vivo in pancia quando mangio carne (ma non si doveva mangiare cioccolata per sentirlo scalciare??).
So che non vuol dire un cazzo, ma in questi mesi non mi poteva venire voglia di leggere la collezione harmony??
Commenti
scherzi a parte ti sei fatta un gran bell'incubo. A fare la psicologa da 2 soldi, posso dirti che quando si fanno sogni di una certa violenza come nel tuo caso e' perche' si e' un po' carichi di tensione che viene smaltita oniricamente.
Ma questo non ho proprio idea se sia vero.
Vero e' che spesso quelo che leggiamo entra nel sogno della notte rielaborandosi. Poi, capirai, ora da incinte siamo ancora pi' permeabili a queste cose. L'estate passata leggevo "Onora il padre"
di De Cataldo storia di un serial killer. Ebbene la notte io sognai il serial killer delle donne incinte! Terroreeee!
E' una fase talmente delicata quella della gravidanza, siamo piu' vulnerabili e porose ad ogni cosa. Simo, leggi un bel romanzo, datti al noir della vargas magari con quest'aria di leggerezza che non dovrebbe turbarti!
e lascia perdere il jambon col latte!!!
anche se a dirla tutta mi hai fatto venire una voglia di chorizo....
gnam!
Scherzi a parte, non è una novità per me fare colazione "col salato", ma credimi, adesso più che mai ho una voglia di jamon che manco te la immagini!Sarà l'embarazo?Sarà il libro?Sarà il pargolo che sarà un carnivoro? Certo che con Marcello avevo una voglia di pesce......bà.Misteri delle donne incinte!