Domani, 12 anni fa

Non c’erano biglietti di Andrea Costa il 2 giugno del 1996.
Io e Ciolic avevamo a stento trovato 2 tagliandi per la San Luca e ci eravamo messi li, con i nostri cappellini e le nostre zazzere da pischelli universitari, controsole, ad aspettare, insieme ad altre 60mila persone, che si compisse l’evento.
Faceva caldo. Che altro ricordi Andrea?
L’aria era sospesa. Sospesa per 93 minuti. Stava per svanire tutto.
Poi il miracolo.
Ho scordato e scorderò tante cose della mia vita, ma mai quel cross, di un già indolente Doni e l’incornata di Bresciani, che per un secondo pareva essersi tramutano in Riedle.
Non l’ho scordato e non lo scorderò mai, anche perché avvenne sotto la nostra curva.
Come non scorderò l’invasione di campo, le zolle del Dall’ara strappate e messe in tasca, le scivolate sull’erba morbida e le caviglie dure dell’altro, le curve viste dal di dentro, e la felicità di una Serie A spensierata.
Perché sei tifoso del Bologna?
Perché tifi per una squadra che non vincerà mai un cazzo e che all’estero appena conoscono?
Perché hai deciso di tradire la tua vecchia squadra, abietto, maledetto zingaro del tifo come della vita ed essere preso per il culo per il resto della tua vita, oltre che di stare fuori da tutte le competizioni che contano in Europa e di godere di momenti di gloria nazionali ed internazionali?
Non si può spiegare. Quando me lo chiedono non lo riesco a spiegare.
Il tifo è una passione e come tale non si può spiegare in termini razionali.
Ho solo un ricordo in testa: io che prendo per la prima volta il fifty di Betta, appena arrivato in cittá e mi faccio Via Zaragozza a 100 all'ora per correre a vedere Bologna-Crevalcore di C1. Commosso di felicitá.

Bentornato in serie A Bologna.
Ho appeso la maglia che mi avete regalato per la laurea in camera di mio figlio.
Non capirá mai che cosa c'è dietro questa musichetta dell'acqua Cerelia, ma chissá un giorno forse gli racconteró di quando quella domenica, un tal Baggio...

Commenti

Anonimo ha detto…
E che ti devo dire... quel giorno il venditore di lupini faticava a passare, seppellito dai "brisa ràmper i quaiàun" che gli lanciavano quei poveri stelli che se lo trovavano in traiettoria. Allora il Chievo era ancora una squadra di sani principi, diciamo che era in testa alla classifica del fair play e dei comandamenti rispettati, ma sul campo niente che potesse spaventare quel Bologna, che infatti pensò bene di spaventarsi da solo. Doni, famoso per avere le palle (nel senso di gonadi) retrattili, gigioneggiò per tre mezze ore, e in fondo gigioneggiò anche in quel momento lì, quello del famoso cross. Un cross come tanti. Ma un uomo al centro dell'area, un uomo col fisico da catasto (nel senso di impiegato), vide impresso su quel pallone il volto ghignante di colui che alle medie lo picchiava e, non pago, gli limonò la ragazza dei suoi primi sonni bagnati (un giunchetto che poi, col tempo, si sarebbe trasformato in quercia, madonnasànta). Giorgio Bresciani incornò quel pallone timido con la forza di un bufalo che torna a casa dal lavoro e trova la sua bufala che sta dando la mozzarella a un altro. C'è chi racconta di aver visto Giorgio Bresciani staccarsi due metri da terra e moltiplicare alcuni pani e pesci appoggiati sulla traversa, ma trattasi dei soliti apocrifi.
La verità è che... GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLL !!!!!!!!!!!!!!!
GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLL !!!!!!!!!!!!!!!
Per noi, per me e quell'altro zazzerone lì con cui più e più lustri abbiamo condiviso, quell'istante di sospensione, quell'ingoiarsi il cuore in attesa di ricacciarlo con un urlo era durato più che per gli altri, sono sicuro. Quel gol era soprattutto per noi, lo so. Urlammo più degli altri, perché fu il gol più bello della nostra vita.
Un urlo che ci fece uscire 20 centimetri di colon.
Quello che si poteva definire tranquillamente "un gol del cazzo" divenne la ceralacca sulla nostra amicizia. Mah, ormai l'ho scritta.
Pensando a punturo io penso a quell'altro scemo (l'altro ero io) che si rotolava nell'erba e se la mangiava (non era rucola, eh, faceva proprio cacare, tra l'altro c'era pure un po' di gesso perché io, fesso, me so' magnato la lunetta dell'area) e se la metteva in tasca e rideva, rideva e correva.
Già. Avevamo smesso da tempo di mangiare le crostatine, e finalmente eravamo andati, io e punturo, in serie A. Il mondo era nostro.
E i tifosi del Chievo, nel frattempo, esponevano lo striscione "Michele Cossato, un uomo, un amico". Appunto, tutto tranne che un calciatore.

Bentornato in serie A, Bologna. In tuo onore stasera ho magnato rucola.

ciolic

P.S. Un paio d'anni fa, in un torneo di calcio a 7, mi è capitato di marcare Giorgio Bresciani. Durante la partita gli ho detto grazie, lui mi chiede perché e io gli spiego che era per il gol al chievo. Mi ha risposto "me lo dicono tutti". L'azione dopo gli ho tirato una stecca.
Stronzo, quel gol era mio e di punturo.
punturo ha detto…
Giá, ci ho pensato anch'io...
In fondo tifo il Bologna perchè Bologna rappresenta voi, i miei amici, gli anni di prima e gli anni di poi.
Cemento piú che ceralacca!
Cacca (di neonato) piú che campionato...

Buci di serie A

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