The eternal sunshine of a spotless mind

Addio pianoforte.
Lascio sui tuoi tasti le impronte delle mie sebose e inesperte mani e vado via altrove.
A ricominciare da zero.
Un’altra terra, un’altra lingua, altre abitudini.
La stessa maledizione.
Nuovi interessi da ricostruire daccapo.
Torno domani per chiudere la porta alle mie spalle.
E questa volta è un portone.
Non riesco ad essere superficiale questa volta.
Non riesco a non voltarmi indietro questa volta.
Sarei stupido se dicessi che lo faccio a cuor leggero.
Questa volta ho qualcosa da perdere.
Mi terrorizza ad esempio smettere di parlare in maniera decente l’italiano (ho già cominciato a dire mensualità al posto di mensilità)
O non sapere che in giro per le mie parti ci sono chessoio Marco Paolini, gli afterhours, Andrea Chimenti, Ascanio Celestini, Fossati o Bollani.
Non sapere che posso prendere la macchina e andare a Genova.
Marcello è nato sereno.
E’ un bambino vispo, iperattivo, ma sereno.
Marcello è un tipo concreto: quando è nato, due vagiti e via, ha preso a guardare il mondo con quegli occhi curiosi che forse mi assomigliano un po’.
Marcello non conosceva il sole prima di andare a Madrid.
Prima gli ha dato fastidio, poi si è addormentato, alla fine si è abbronzato.
Primi giorni di marzo….
Poi Marcello è tornato a casa.
Felice.
Casa.
Il mio più grosso rammarico è per lui.
Lasciare la casa in cui è nato, che riconosce come sua.
Mi sento un circense, che fa e disfa continuamente le tende.
Non avevo alternative e abbiamo coronato un sogno, torniamo a Sud, dove siamo nati.
Al sole, al caldo.
Qui i cieli si aprono smisurati sulla tua testa e c’è una luce che non puoi capire.
Ma stiamo lasciando una parte di noi e poco sarà più come prima.
E questa volta non brucio le foto, non cancello i ricordi, non fingo di non soffrire per poi sognare di morire la notte…
Questa volta mi guardo indietro e saluto melanconico e con un pizzico di rimpianto.
Adiòs, Italia
Commenti
Ancora non mi sono fermata, ma sto piangendo.
Ma ancora devo preparare le valige, ancora devo prendere le coperte per domani, le magliette di Marcello devo ancora lavarle.
Ma sono in lacrime.
Ma quanti ma.
Ciao casetta.
Ti dirò addio tra qualche giorno.
Stare senza dimora fissa rende il cervello desideroso della vecchia tranquillità, ma la distanza mi ha fatto maturare idee nuove e desideri di cambiamenti.
Ho letto in Svezia dei vostri trasferimenti e per qualche strano motivo non sono riuscito a scrivere nulla di quello che realmente volevo dire.
Il nostro cervello funziona in modo molto strano a volte: temevo che la distanza potesse rendere le mie parole troppo leggere per dimostrarvi quanto io vi sia vicino (anche nella mia vita) in questo periodo di transizione, l'ennesimo.
State facendo un passo che anch'io farei, del quale un giorno verrete ringraziati, ne sono certo. Siate sereni e vivete col sorriso.
Vi voglio bene,
Angelo.
all'anonimo medico del pimo commento che credo di conoscere quantomeno per le iniziali (effe ed elle), dico che a cercar di non prendere raffredori, si passa la vita in casa...
che comunque non mette al riparo dall'acidità di stomaco...
Pensavo che il nome venisse fuori in maniera automatica, mentre invece ci vuole la testa per automatizzare.
Ero solo io, che non ti auguravo un accidenti, ma solo di non girare troppo il collo, che poi ad una certa età fa male.
Era uno sprono (??) ad andare avanti felici.
Salut!
ho inteso male... per te e per quell'altro :)
Un abbraccio!!