L'arte del sogno
Sono un convinto antiamericano.
Chi mi conosce bene (ma anche chi mi conosce poco), sa bene qual è la mia avversione alla politica imperialista statunitense del secondo dopoguerra, che tanto ha squassato e tanto squassa, tuttora questo martoriato pianeta.
L’America ha, per parte mia, milioni di vite sulla coscienza negli scacchieri più disparati e lontani della cartina geopolitica mondiale, in barba a qualsiasi rispetto per i più banali principi di sovranità nazionale e con una certa predisposizione a rompere il cazzo in Sudamerica, medio ed estremo Oriente.
Considero inoltre inumani ed un tantino naif, gran parte dei pilastri valoriali su cui si basa il concetto di civiltà e/o nazione americana.
Valori che liquiderei perlopiù con il termine di “estremismo competitivo”.
Ma nonostante questo e molto altro ancora, non posso fare a meno di notare, sottoscrivere e ammirare, la capacità di rigenerazione che gli è propria.
Parliamoci chiaro: il mondo va così, a volte bene, a volte male, certe volte ci sono speranze deluse, a volte speranze mantenute, molto spesso delusioni manifeste, guerre, periodi bui e periodi di rinascimento.
E’ un continuo alternarsi di queste situazioni, la nostra vita, come quella delle generazioni nel corso del tempo, ma proprio questa particolare semplicità (o in maniera arrogante semplicioneria) degli americani, permette loro di coltivare “speranze” nei momenti più tristi e difficili.
E’ quella che io chiamo l’arte del sogno.
Non ho ben chiare le posizioni politiche di Barack Obama e mi paiono sicuramente molto più nitide e liberal alcune delle proposte che ho visto nel programma della Clinton, però questo afflato, questo coinvolgimento nei confronti di una persona che già solo nel nome e nel colore della pelle esprime cambiamento, denota una vitalità che solo chi è capace di sognare può esprimere.
Io stesso faccio di lavoro nient’altro che il venditore di sogni.
Il sogno, assieme alla curiosità, è forse il più potente motore della vita di un uomo.
Il sogno è acritico, arazionale, astorico e spesso irreale.
Ma è grazie alla capacità di sognare, che si può provare a modificare lo stato delle cose e a non cadere in uno stato di depressione mondiale e personale, a provare a vivere per davvero.
Avere un sogno significa avere vita.
Significa essere costruttivi.
Io non so se Barack Obama è un sogno giusto, o se il partito democratico in Italia può ad esempio provare a cancellare dalla testa tutto il qualunquismo a cui la demenza della classe politica italiana ci ha costretto, ma ricominciare a sognare, a credere in qualcosa, ad aprire il fianco alle inevitabili delusioni, è come decidere di innamorarsi.
Sai che il matrimonio non sarà tutto rose e fiori, ma vuoi pensarlo, preferisci lasciarti rapire dall’idea, che non guardare fredde statistiche indicanti l’incremento costante delle cause di divorzio.
E in questo chapeau all’America.
Madre bagascia e cugino scemo di questo povero vecchio continente, ma sempre in grado di rigenerare, sul sangue suo (poco) e quello degli altri (molto), il concetto di democrazia e lungimiranza, a dispetto di tutte le sue infinite contraddizioni.
Commenti