Ma c'aggia fa, me fa paura e ce turnà...


Adesso che gli animi si stanno sopendo, adesso che il fenomeno mediatico sta cominciando a scemare, adesso che se ne parla in quarta o quinta pagina.
Adesso che sto digerendo tutte le ingiurie fatte contro il mio popolo.
Adesso sento di cominciare a parlarne.
Non è stato facile “cominciare”, ma adesso è un bisogno impellente che non posso più evitare.
Ho letto centinaia di articoli sulla questione spazzatura, pareri contraddittori sul perché e percome si è giunti a questo.
Napoli “è na carta sporca e nisciuno se ne m’porta e ognuno aspetta ‘a ciorta”;
Napoli che ha visto come ultimo splendore quello borbonico;
Napoli che è piena di gente che lotta ma che poi se la intervisti non sa dire due vocaboli di senso compiuto uno appresso all’altro.
Napoli e i napoletani che bruciano la mondezza esausti e incuranti del pericolo che provocano, e poi scendono in piazza per lottare contro gli inceneritori perché inquinano.
E poi una Napoli che sa ma che non può far nulla; perché se corri in strada a toglierle quelle barricate ti gridano che sei un corrotto, se ti va bene, o se no corri il rischio di entrare nel mirino dei clan, che hanno lo strapotere su tutte le terre.
Napoli e la sua gente che paga qualcheduno che raccoglie il suo pattume per portarlo più in là di una strada, o di un semplice isolato, per non vederlo “sotto casa sua” (mentre “sotto casa sua”c’è dell’altro pagato da qualcun altro per fare lo stesso…)
Napoli e una Campania che s’indigna di fronte a una classe di politici corrotti e poi festeggiano San Clemente a Ceppaloni più di San Gennaro quando scioglie il sangue. (San Clemente fa di più: scioglie i governi e da da mangiare ai suoi vassalli.)
E ancora Napoli che fa partire i container carichi delle feci della sua gente, direzione regioni che danno il loro sì; e così si è liberata di merce scomoda convinta che sia un atto dovuto.
E poi una Napoli appestata di popolino marcio, che ascolta Gigi D’Alessio e che si è appropriata indegnamente di tutta una cultura che non le appartiene, che mai potrebbe appartenerle, perché quella cultura di cui vado fiera è rimasta nelle mani solo di chi non riesce più ad avere voce.
E io di voce non ne ho più.

Schierarsi da una parte o l’altra che senso ha?
Per me che sono napoletana che senso ha?
Che faccio? Urlo anch’io contro il mio popolo da brava emigrata che fa il suo dovere di onesta cittadina, al nord, e che rinnega le sue origini, o dico fanculo a tutta l’italia corrotta e nascondo la questione dietro la parola “camorra” o “Saviano”?
C’è l’uno e c’è l’altro: c’è il popolo marcio e la sua mancanza di civiltà e c’è il Sistema che corrode gli animi dei più e li tiene a bada con qualche “spicciolo”che lo Stato non potrebbe permettersi di pagare.
C’è l’ostentata “cultura” che diventa “sottocultura” se maneggiata dal popolo, e allora la proverbiale tolleranza ti si ritorce contro e fagocita tutto: dal rispetto per il prossimo alla deturpazione di una delle terre più belle che la natura poteva offrirci.
E poi c’è l’ignoranza, piaga di tutto un Sud, e si badi: di tutto il Sud, che si accontenta di pulire i propri metriquadri, perché fuori e di tutti e quindi non mio.

Sono stanca di ascoltare pareri sulla mia gente, stanca di ripetere che anche se sono di Napoli rispetto i miei impegni e sono un’onesta lavoratrice.
Stanca di difendere una grossa utopia, retaggio di 27 anni di convivenza morbosa con i miei concittadini, per poi trovarmi in una realtà dove comunque la differenziata non si fa e i bidoni sono pieni della qualunque in pieno centro.
(Però te la portano via, ci sono gli inceneritori.)
Stanca di essere tormentata dal fenomeno mediatico che imperversa sulle nostre televisioni, sui giornali, sulle bocche della gente, tra i sorrisi compiaciuti di qualche ignorante leghista e tra i dissensi degli italiani che stanno ospitando la nostra merda.
Stanca di tutta un’Italia che non conosce il senso comune, che mette i paletti al suo territorio, perché l’altro semplicemente non è il suo, ed è sempre pronta a criticare e criticare perché il proprio è più bello.

Stanca di una corruzione che va oltre i limiti.

Eppure anch’io lottavo quando ero giù, anch’io mi battevo perché le cose cambiassero, e ancora adesso mi arrivano mail di continui inviti a manifestazioni, voci di popolo (quello buono) per lottare contro uno Stato che t’impone commissari starordinari che propongono soluzioni tampone e blablabla.
E la testa della gente, come cazzo faciamo a cambiarla? Che cazzo dico ai manifestanti?
Abbiate il coraggio di denunciare? Denunciare chi? la gente comune che non vuole le discariche sotto casa? Parte di quella gente che dissente è la stessa che chiude gli occhi quando se ne aprono di abusive dietro compensi indiretti e disonesti, lo sapevamo? Lo sapevate?
Lo sappiamo cazzo!
Come si fa ad erudire il popolino me lo spiegate voi?
Come si fa a non stare male per un cancro che ormai è talmente esteso e si sta succhiando anche quel poco di buono che ancora tenta di circolare in noi?
Come faccio a non stare male io che non volevo pronunciare alcunchè su questa cosa, ma che sta scoppiando dentro i miei vasi sanguigni?

Ormai è scoppiata.

Commenti

paolottivomita ha detto…
il tempo, il pensiero, la fatica. continuo, rigoroso, estenuante.
lungo, onesto, purificante.
la malattia è scoppiata a napoli, il fegato di un paese malato, e la cura basterà...

?

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