Nostalgia di Norton
Ho preso questa decisione di non leggere più giornali e telegiornali.
In questo modo la mia vita si riempie di vuoti di tempo passivo, che devo in qualche modo colmare.
Quando sono al lavoro in pausa pranzo, ho preso a girare acccazzo per blog.
Molti di questi fanno ridere.
Devo anche riconoscere che c’è uno stile di scrittura da blog che sconoscevo e che investe tutta una serie di blogger con un modo di postare quasi stereotipato.
Cazzone e stereotipato.
Chi più cazzone, chi più stereotipato.
Qualcuno anche originale.
Questo tipo di scrittura mi ha fatto venire nostalgia di Norton, un tipo che ormai giace nei cassetti o nei camini di pressocchè tutte le case editrici di questo bel paese, ma che mi ha regalato momenti di ilarità e vera consapevolezza cristallina, una decade prima che nascesse questa moda qua dei blogger.
Ecco Norton non aveva niente di meno di un Chinasky77 o di un Kaplan di oggi, per utilizzare il nome di alcuni dei più brillanti.
Come si fa con i defunti, tiro fuori alcune sue pillole di saggezza a futura memoria dell’esistenza di un vero genio.
Poesia:
Eri bella come una domenica senz’auto
Io il tuo cobra, tu il mio flauto
Il mio cuore innamorato
Come un floppy hai formattato
Ragione per cui
Io formatto quello altrui
Considerazione sull’amore #1
Marcella è stata un episodio.
Non l’ho mai amata, non l’ho mai desiderata. Non si desidera ciò che si ha, e Marcella l’avevo spesso.
Considerazione sull’amore #2
La costruzione di un Impero parte dalla conquista dell'orto del vicino, questo mi ripeto ogni volta che avvicino una ragazza. Inizialmente anelo a vederle una tetta, e questo avviene da subito. Non vorrei che quanto affermo ingenerasse nel gentile lettore l’impressione che per me una tetta sia uguale a un orto, anche se certi capezzoli sono oggettivamente come delle melanzane.
Terminerei volentieri questo pensiero, se solo non lo ritenessi del tutto superfluo.
Tristezza:
Oggi mi sento triste come un cantautore genovese, uno di quelli con l’occhio venato di rosso, la barba ispida e una cesta di disgrazie raccolte nel corso della vita.
Poesia #2
In sottofondo un rubinetto aperto
lo chiuderò, ma non ne sono certo
oggi non sento battere il mio cuore,
che batta almeno il miscelatore…
il mio mondo ha confini limitati
dal frigo vuoto ai piatti non lavati
e io sono solo al centro del pianeta,
trafitto da un raggio di creta
mentre uno specchio forse troppo grande
mi mostra un piccolo uomo in mutande
Lentezza
Chissà se esiste un’unità di misura della lentezza. Il gentile lettore penserà che sia l’unità di misura della velocità, espressa in numeri bassi… ora, a parte che in casa mia i ragionamenti li conduco io, non sono soddisfatto della risposta.
Il lavoro
Certo è una bella idiozia, spostarsi per lavoro, andarselo a cercare. A me, per esempio, non serviva un lavoro, non servivano i soldi. I soldi servivano a quelli che me li chiedevano, di continuo. Luce, acqua, gas, cibo, benzina. I soldi servivano a loro, ma mi sono spostato io. Bel cretino sono[…]
Forse era proprio questo che voleva dirmi mio nonno Paride, di cercare sempre il meglio, senza accontentarmi. “Cogli l’attico”, mi sussurrava puntandomi sul mento gli occhi tremolanti.
Bel cretino, Norton.
Ti sei accontentato del pianterreno.
In questo modo la mia vita si riempie di vuoti di tempo passivo, che devo in qualche modo colmare.
Quando sono al lavoro in pausa pranzo, ho preso a girare acccazzo per blog.
Molti di questi fanno ridere.
Devo anche riconoscere che c’è uno stile di scrittura da blog che sconoscevo e che investe tutta una serie di blogger con un modo di postare quasi stereotipato.
Cazzone e stereotipato.
Chi più cazzone, chi più stereotipato.
Qualcuno anche originale.
Questo tipo di scrittura mi ha fatto venire nostalgia di Norton, un tipo che ormai giace nei cassetti o nei camini di pressocchè tutte le case editrici di questo bel paese, ma che mi ha regalato momenti di ilarità e vera consapevolezza cristallina, una decade prima che nascesse questa moda qua dei blogger.
Ecco Norton non aveva niente di meno di un Chinasky77 o di un Kaplan di oggi, per utilizzare il nome di alcuni dei più brillanti.
Come si fa con i defunti, tiro fuori alcune sue pillole di saggezza a futura memoria dell’esistenza di un vero genio.
Poesia:
Eri bella come una domenica senz’auto
Io il tuo cobra, tu il mio flauto
Il mio cuore innamorato
Come un floppy hai formattato
Ragione per cui
Io formatto quello altrui
Considerazione sull’amore #1
Marcella è stata un episodio.
Non l’ho mai amata, non l’ho mai desiderata. Non si desidera ciò che si ha, e Marcella l’avevo spesso.
Considerazione sull’amore #2
La costruzione di un Impero parte dalla conquista dell'orto del vicino, questo mi ripeto ogni volta che avvicino una ragazza. Inizialmente anelo a vederle una tetta, e questo avviene da subito. Non vorrei che quanto affermo ingenerasse nel gentile lettore l’impressione che per me una tetta sia uguale a un orto, anche se certi capezzoli sono oggettivamente come delle melanzane.
Terminerei volentieri questo pensiero, se solo non lo ritenessi del tutto superfluo.
Tristezza:
Oggi mi sento triste come un cantautore genovese, uno di quelli con l’occhio venato di rosso, la barba ispida e una cesta di disgrazie raccolte nel corso della vita.
Poesia #2
In sottofondo un rubinetto aperto
lo chiuderò, ma non ne sono certo
oggi non sento battere il mio cuore,
che batta almeno il miscelatore…
il mio mondo ha confini limitati
dal frigo vuoto ai piatti non lavati
e io sono solo al centro del pianeta,
trafitto da un raggio di creta
mentre uno specchio forse troppo grande
mi mostra un piccolo uomo in mutande
Lentezza
Chissà se esiste un’unità di misura della lentezza. Il gentile lettore penserà che sia l’unità di misura della velocità, espressa in numeri bassi… ora, a parte che in casa mia i ragionamenti li conduco io, non sono soddisfatto della risposta.
Il lavoro
Certo è una bella idiozia, spostarsi per lavoro, andarselo a cercare. A me, per esempio, non serviva un lavoro, non servivano i soldi. I soldi servivano a quelli che me li chiedevano, di continuo. Luce, acqua, gas, cibo, benzina. I soldi servivano a loro, ma mi sono spostato io. Bel cretino sono[…]
Forse era proprio questo che voleva dirmi mio nonno Paride, di cercare sempre il meglio, senza accontentarmi. “Cogli l’attico”, mi sussurrava puntandomi sul mento gli occhi tremolanti.
Bel cretino, Norton.
Ti sei accontentato del pianterreno.
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