Ci sono due parole che nel variegato panorama di commenti pro o contro il V-day di Beppe Grillo, mi fanno propendere per un giudizio positivo ed empaticamente condivisibile della manifestazione del comico genovese: queste due parole sono accomunare e bypassare.
In primo luogo Grillo è riuscito, a dare sfogo ad un malcontento silenzioso, giovanile, frustrato e trasversale, accomunando gente di sensibilità ed estrazione totalmente differenti in poche semplici proposte politiche.
Così semplici da risultare condivisibili da qualsiasi persona di buon senso non faccia parte della casta partitocratrica.
La logica spartitoria figlia della partitocrazia infatti, porta naturalmente alla contrapposizione di anime, con esplicito sacrificio della complessità, spingendo ognuno di noi a incasellarci e (dopo) scagliarci contro quelli del partito opposto, cugino o differente.
I partiti portano divisione.
Grillo invece ci ha un po’ riportato, nonostante le apparenze, ad una sorta di buon senso.
Siamo arrivati difatti ad un punto in cui è inutile dire di essere di destra, o di sinistra, comunista, fascista o democristiano, quando chiunque faccia parte di una organizzazione politica mira alla conservazione non solo della sua poltrona, ma del complesso sistema stesso delle poltrone (al punto che preferirebbe vedere un altro seduto su quella poltrona che vedere eliminata la poltrona stessa e con essa la possibilità di potere sedervisi 5 anni si e 5 no).
Ci sono prerequisiti istituzionali che non sono più neanche politici, sono civili.
Qui non si parla più di politica, si parla di valori.
Sono i valori di onestà ed integrità che vorremmo passare ai nostri figli, perché che principi posso pensare di dare ad un figlio se poi quelli che rubano, taglieggiano, abusano, in ultima istanza vincono e occupano uno scranno strapagato in Parlamento?
Vai a rubare, cosa ti iscrivi a fare all’Università.
Meglio ruberai, più avrai successo.
Insomma, Grillo per me, sembra dire: torniamo alla normalità.
Un minimo.
Va bene farla fuori dal vasetto.
Ma qui avete riempito tutto di così tanta merda che non ha più minimamente senso cercare di capire se il futuro è rosso, bianco o nero.
Qui va tolta la merda e questo è un interesse bi, tri, quadri (e chi più ne ha più ne metta) partisan.
Non c’è destra, non c’è sinistra.
C’è da rifondare le basi di una convivenza civile.

E poi c’è la forza di un uomo che ha saputo comprendere le potenzialità della rete prima degli altri.
Che tramite un cammino improntato alla coerenza estrema è riuscito ad uscire dall’angolo in cui era stato relegato dalla TV partitica, arrivando a scardinare le logiche della comunicazione di massa con un blog.
Ovvero, come far saltare un’isola attraverso un messaggio in una bottiglia.
Questa è rivoluzione.
La più pura rivoluzione.
Non sapremo quello che succederà nel web nei prossimi anni, ma questa generazione sta cominciando a bypassare tutto: i diritti d’autore, le leggi ingiuste, i politici corrotti, le caste professorali.
C’è una ventata di novità che ci mette nelle mani delle libertà una volta inarrivabili.
E’ la conoscenza e la condivisione universale.
Una mail e può cambiare il mondo.
Sarà una pia illusione, ma che bello ricominciare a sognare.
Non si combatte più sulle barricate, si skyppa.
Si skyppa la pubblicità, si skyppa la politica, si skyppano le lobby.
Forse è un’utopia, ma è bello sognarlo.
E Grillo ha cominciato a scardinare tutto questo vecchiume, con la forza solo del suo coraggio.

Detto questo, potrei anche concordare in linea di principio con alcuni dei dubbi evidenziati dall’editoriale di Michele Serra, ma non credo che sia il momento di andare tanto per il sottile.
La corruzione e la mistificazione della realtà sono andati così tanto in la, che non si può filosofeggiare su questo o quell’altro limite del V Day, che coinvolgendo così tante teste può pure starci.
Qui si tratta di scegliere da che parte stare.
Ed io, viscerale di nascita e di professione, sto tutta la vita con Grillo.
A la guerre, comme à la guerre.
Poche pugnette…

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