Anche i ricchi (sportivi) piangono

Qualche volta capita che i più ricchi, i più potenti, i più sboroni non vincano.
Capita sempre meno spesso, ma capita ancora.
E così una piccola marca che sta a 200 metri dalla mia vecchia casa di Bologna, che vende poche migliaia di pezzi all'anno, succede che rompa il culo a marche e centri ricerca e sviluppo di colossi da milioni di moto all'anno.
Succede anche che un ragazzo acqua e sapone, senza quasi alcuno sponsor, batta il sovrano multimilionaro dello sport mondiale, la cui faccia ti ritrovi, a momenti, anche quando vai a cacare.
E succede che una marca automobilistica, dal glorioso passato, ma dal presente sempre in bilico ("una vita da mediano" direbbe quel cantante della bassa), con una sponsorizzazione di pochi euro e molto cuore, possa avere il piacere di averla vinta, su parenti, amici e cugini, più facoltosi e importanti di loro.
Questa la campagna che mi sarebbe piaciuto mandare on air oggi al posto di quella (pur simpatica) che trovate sui principali quotidiani sportivi.
Ma a volte è meglio essere politicamente corretti, per non fare lo stesso errore fatto da alcuni di loro.
Vedere alla voce ubris.
Qui sotto, invece, a grande richiesta, quella effettivamente uscita.
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