Partita non salvata

La stanchezza mi si attacca alla carne come miele sulla lingua delle mucche.
La notte scorsa non ho chiuso occhio che per un’ora e adesso sono qui da solo, in casa mia, a respirare l’assenza di lei e di quel nanetto che si burla di noi giocando a nascondino.
Sarebbe dovuto essere qui, in questo momento, ma come il personaggio di un’inesplicabile trama medievale, giullare ante litteram, ha lasciato le nostre bocche asciutte del suo odore, rimandando ad altra data (chissà quale???) quella apparizione che pareva già principiata e premasticata.

Gli amici ci scrivono, ci chiamano, ci chiedono: “Quando”, ed io ho fatto l’errore, come l’impresario di un circo, di chiedere all’attore che recita a soggetto, di studiare un copione altrui.

Ma alla fine di questo giorno, una nascita in effetti c’è stata e non è stata certo quella di mio figlio, (non oggi almeno…)
Se ci fosse un Dio, infatti, avrei ancora la faccia di chiedergli scusa.
Scusa, senza senso di colpa.
Ma scusa, si!

Anche io, come tutti coloro che disprezzo, come gli arrivisti, come gli egoisti, come un milanese qualsiasi ho fatto il loro stesso errore.
E, si badi bene, non è solo l’errore di non voler attendere il naturale corso delle cose senza impazienza, di voler accelerare con un pizzico di speranza invasiva il farsi uomo della terza generazione punturesca, ma, di più, ho fatto l’errore di inviluppare la mia famiglia, di stringerla, stritolarla, minimizzarla, all’interno degli stessi fallaci meccanismi che esercito al lavoro.
Competizione overall!
Caro mio, fuori dal lavoro, non sei il manager di un cazzo…
Di più il lavoro stesso è un gioco, un mezzo, una sciocchezzuola, qualcosa per tenere occupata la mente e il giorno, nel mentre che le cose davvero importanti ti si dipanino addosso.
Prendersi sul serio a questo modo… che errore.
Pensare di potere governare i tempi della vita, come se si trattasse di un lancio di prodotto.
Inutile sciocco.
Oggi ho sentito sulla mia carne quanto la mia famiglia sia “il fine”, il mondo all’interno del quale sono ricompreso, come uomo, come qualcosa di più.
Non un altro mezzo per costruire muraglie di carta all’insicurezza di vivere, come i grandi della terra fanno, ma la mia unica dimensione.
Ecco la prima lezione imparata.
Io non ho ancora idea di come sarà mio figlio, eppure avevo pianificato montagne di cose per lui; avevo già preso a fertilizzare la terra dell’insicurezza e degli imprevisti, con miriadi di azioni facilmente implementabili.
E invece la sorpresa c’è stata.
Il travaglio è partito e poi si è fermato.
Non ho ancora iniziato a fare il padre e già devo ricominciare da capo.
Questa partita non la salvo.

Profondamente riconoscente, chino il capo e mi espongo al pubblico ludibrio, chè c’è “ubris” non solo nel voler rincorrere Dio, ma anche nel desiderare governarlo.
Sto correndo!
Sto correndo come loro e non me ne ero accorto!
Cerco di accumulare “ore” come “oro”, cerco di scavare tunnel di fuga senza sapere per dove.
Ma dove cazzo vai?
Fermati e impara ad ascoltare il rumore delle cose, che non c’è mare, non c’è vacanza, non c’è svago, che abbiano più senso di quello che già hai.
Se solo ognuno di noi imparasse ad approfondire quello che già c’è, invece che rincorrere ciò che non lo sazierà, le cose avrebbero più colore.
E la vita meno puzza.

Commenti

tomina ha detto…
Si vede che vostro figlio è come la dieta, non ha senso iniziarla di lunedì.
Non durerebbe.
Ha fatto bene.

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