Sud


Oggi fa tanto caldo.
L'ossigeno per chi cresce in due scarseggia.
Faccio fatica a dormire e sono preda di insonnie che celano qualcosa, o forse no.
Avrei bisogno di un aiuto.

Una ventata di aria fresca e profumata mi è arrivata da questo scritto, in cui mi sono imbattuto grazie a modì.
Respiratelo, fa bene alla vita.
E' essenza di Sud

Elogio della lentezza [Franco Cassano, Il pensiero meridiano)
Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo.
È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
Andare lenti è fermarsi su un lungomare, su una spiaggia, su una scogliera inquinata, su una collina bruciata dall'estate, andare col vento di una barca e zigzagare per andar dritti. Andare lenti è conoscere le mille differenze della propria forma di vita, i nomi degli amici, i colori e le piogge, i giochi e le veglie, le confidenze e le maldicenze.
Andare lenti sono le stazioni intermedie, i capistazione, i bagagli antichi e i gabinetti, la ghiaia e i piccoli giardini, i passaggi a livello con gente che aspetta, un vecchio carro con un giovane cavallo, una scarsità che non si vergogna, una fontana pubblica, una persiana con occhi nascosti all'ombra.
Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati sul cielo perché stretti da mille interdetti. [...]
Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie.
Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori della scena principale e più vicini a tutti i segreti. [...]
Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito. Il pensiero lento è la più antica costruzione antisismica.

Commenti

pic ha detto…
Oggi in onore del tuo pensiero lento ho preso l'autobus al posto della metro. Ci ho messo un'ora per arrivare a casa... ma quant'é bella Parigi!
pic ha detto…
Mi hai fatto pensare a C., sua mamma é morta da qualche giorno. Da quando la conosco (e sono 4 anni ormai)la sua mamma vegetava su una poltrona. A 93 anni si stava spegnendo lentamente, guardava dalla finestra ed era tutto, non parlava, non riconosceva, succhiava la minestra. Le persone della sua famiglia, tutte rigorosamente cattoliche, dicevano: "A che serve questa vita? Perché a ogni crisi d'asma bisogna farle una puntura di cortisone che le fa riprendere le forze?" "Perché non voglio che muoia soffrendo" rispondeva la mia amica "perché non credo che una vita debba per forza 'servire' per essere vita, perché un tempo la presenza della nonna rimbecillita nella camera in fondo al corridoio aveva un senso"
Da quando mi ha raccontato tutto questo non riesco a pensare ad altro. Quanto ha ragione questa donna che ha dedicato più di 4 anni della sua vita ad un corpo e ad una volontà che non volevano cedere!
Mi chiedo, perché una vita deve "servire"? Non é già meraviglioso il fatto che esista!
PS la signora si é spenta dolcemente, come una candela consumata... e non ha sofferto

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