Torino
Torino vuol dire Napoli che va in montagna, diceva un cantautore romano, al tempo degli anni di piombo.
Provavo a spiegare all’ultimo innamorato di Milano, il povero Scanzaroli, i motivi che mi portano a godere di questa mia nuova città e lo sfidavo a darmi 10 motivi per rimanere a Mi-l’ano.
Ovviamente è un’impresa impossibile.
Mi soffermo invece un attimo, in un momento di pausa e di sole, sui motivi che mi permettono di godere di questa città, fin troppo disprezzata, poco conosciuta e lontana da ogni tipo di clichè:
Passeggiare.
Torino è un città che si lascia “promenare”.
Proprio come Parigi, sembra che goda a farsi fare del petting sul selciato, restituendoti ormoni positivi, seretonina, calore, come una donna a cui accarezzi il corpo.
E’ bello tenere il naso in su a Torino, è bello perdersi, lasciarsi trasportare dalla corrente dei propri pensieri e scoprire di essere finiti in mezzo ad un pezzo di storia.
Un po’ come deve essere per Roma.
Ma meno gridato.
Più educato.
A Torino la gente sovente ti sorride.
E’ forse per quel suo clima da gente di paese, o forse per la recente emigrazione, fatto sta che da questo strano impasto di austerità sabauda e meridionalità coatta, è venuto fuori un tipo di persona allegra, educata e aperta.
Terribilmente aperta.
Torino è come la puttana che sta in fondo alla strada.
Gli avventori forse non ci arrivano mai, perché si fanno abbindolare dalle altre opulente bagasce che ci sono prima di lei, che non grida, che non apre le cosce.
Torino sta li e sembra che ti dica, vieni a prendermi, perché quello che vuoi da me lo troverai soltanto, scavando tra le mie mutandine.
E non ci vuol poi molto a scoprire queste intimità.
Il giardino di Torino.
I giardini di Torino, con i suoi odori, la sua montagna ancora in parte selvaggia è come la sua fica.
Odorosa e bagnata.
I palazzi storici, sono come dolci parole sussurrate all’orecchio dell’amante in un tenero accento.
Nascondono storie, calore, umanità, bellezza, ricordi.
Ne sono imbevuti così tanto che non riescono ad essere solamente pietre.
Molto spesso, mentre mi addormento nella mia nuova stanza da letto, guardando il soffitto a trave che siamo riusciti a recuperare, provo un così vasto senso di soddisfazione, che non riesco a non tornare bambino.
E poi le avanguardie.
Se sei bravo Torino t’insegnerà il Kamasutra.
Ci sono mostre, botteghe, musica, pittori, DJ che provengono da ogni parte del mondo ed eleggono questa e non altre come sede per le loro performance innovative.
Ed è tutto a portata di mano.
Ma non ditelo ai milanesi please. Che se ne stiano buoni in Grey Town.
Torino non è la mia città, (forse non lo sarà mai, perché i pezzi di pelle che ho lasciato a Bologna e Roma, non credo potranno mai riformarsi da un’altra parte).
Ma ha una capacità di accoglierti e riscaldarti, che ti lascia sempre la libertà di essere tu ad interpretarla ed accarezzarla come meglio credi.
E’ questa è una prerogativa propria solamente delle più grandi puttane.
Qualche scorcio della mia nuova casa, mischiata con spore di omosessualità perduta: Digitate "punturo house" su google troverete la mia casa di assago, cliccate dentro una foto e poi cliccate su "topolinda" e poi su "varie"
Il link semplice non mi riesce di metterlo.
Provavo a spiegare all’ultimo innamorato di Milano, il povero Scanzaroli, i motivi che mi portano a godere di questa mia nuova città e lo sfidavo a darmi 10 motivi per rimanere a Mi-l’ano.
Ovviamente è un’impresa impossibile.
Mi soffermo invece un attimo, in un momento di pausa e di sole, sui motivi che mi permettono di godere di questa città, fin troppo disprezzata, poco conosciuta e lontana da ogni tipo di clichè:
Passeggiare.
Torino è un città che si lascia “promenare”.
Proprio come Parigi, sembra che goda a farsi fare del petting sul selciato, restituendoti ormoni positivi, seretonina, calore, come una donna a cui accarezzi il corpo.
E’ bello tenere il naso in su a Torino, è bello perdersi, lasciarsi trasportare dalla corrente dei propri pensieri e scoprire di essere finiti in mezzo ad un pezzo di storia.
Un po’ come deve essere per Roma.
Ma meno gridato.
Più educato.
A Torino la gente sovente ti sorride.
E’ forse per quel suo clima da gente di paese, o forse per la recente emigrazione, fatto sta che da questo strano impasto di austerità sabauda e meridionalità coatta, è venuto fuori un tipo di persona allegra, educata e aperta.
Terribilmente aperta.
Torino è come la puttana che sta in fondo alla strada.
Gli avventori forse non ci arrivano mai, perché si fanno abbindolare dalle altre opulente bagasce che ci sono prima di lei, che non grida, che non apre le cosce.
Torino sta li e sembra che ti dica, vieni a prendermi, perché quello che vuoi da me lo troverai soltanto, scavando tra le mie mutandine.
E non ci vuol poi molto a scoprire queste intimità.
Il giardino di Torino.
I giardini di Torino, con i suoi odori, la sua montagna ancora in parte selvaggia è come la sua fica.
Odorosa e bagnata.
I palazzi storici, sono come dolci parole sussurrate all’orecchio dell’amante in un tenero accento.
Nascondono storie, calore, umanità, bellezza, ricordi.
Ne sono imbevuti così tanto che non riescono ad essere solamente pietre.
Molto spesso, mentre mi addormento nella mia nuova stanza da letto, guardando il soffitto a trave che siamo riusciti a recuperare, provo un così vasto senso di soddisfazione, che non riesco a non tornare bambino.
E poi le avanguardie.
Se sei bravo Torino t’insegnerà il Kamasutra.
Ci sono mostre, botteghe, musica, pittori, DJ che provengono da ogni parte del mondo ed eleggono questa e non altre come sede per le loro performance innovative.
Ed è tutto a portata di mano.
Ma non ditelo ai milanesi please. Che se ne stiano buoni in Grey Town.
Torino non è la mia città, (forse non lo sarà mai, perché i pezzi di pelle che ho lasciato a Bologna e Roma, non credo potranno mai riformarsi da un’altra parte).
Ma ha una capacità di accoglierti e riscaldarti, che ti lascia sempre la libertà di essere tu ad interpretarla ed accarezzarla come meglio credi.
E’ questa è una prerogativa propria solamente delle più grandi puttane.
Qualche scorcio della mia nuova casa, mischiata con spore di omosessualità perduta: Digitate "punturo house" su google troverete la mia casa di assago, cliccate dentro una foto e poi cliccate su "topolinda" e poi su "varie"
Il link semplice non mi riesce di metterlo.
Commenti
Ano
Da sbronzi si dicono tante cose e di tanti tipi.
Milano tritura.
Ma se ti piace il sadomaso, il trituramento è una simpatica sollecitazione al tuo clito ridens.
A me è sempre piaciuto il petting e milano mi ha tradito quasi subito.
Ne è nato un libro di cane ed un'esperienza meravigliosa con 3 uomini che sono carne di me.
Dopo 5 anni ho reciso quel cordone di 1450 euro scarse che mi legava a quella città.
Lei per tutta risposta ha reciso il mio tendine, complice l'anonimo che ha scritto sopra.
Ma ho avuto fortuna.
La fortuna di lasciare Milano in tempo per vivere.
forse ne bastano 1.800 e un po' di gioventù.
una teatrante alle prime armi
paola
io non me ne sono mai staccata, e sì che da anni ci penso: andarmene altrove, sradicarmi e ripiantumarmi, magari in campagna
però è difficile, c'è qualcosa qui, qualcosa che non ho mai avuto ma di cui avverto il desiderio, che mi trattiene
qulacosa che non so bene cosa sia, ma che dubito riuscirò mai ad avere in un possibile altrove
forse in un possibile altrove non mi resterebbe più niente da desiderare
nonostante questo immobilismo, mi scuote vedere persone conosciute che se ne vanno e sono felici ugualmente
per cui, da qualche tempo a questa parte mi chiedo: e se me ne andassi anch'io?
in un posto qualunque, basta che non sia qui
per esempio, un posto chiamato Valverde